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IL CT della fatica

Da sempre, dalla fine dell'Ottocento, da quando lo sport ha iniziato ad acquistare valenza sociale, ciclismo e calcio si sono divisi l'amore e la passione delle folle, in Italia.

Inizialmente, più il primo: era facile, in quegli anni duri, per la persona comune identificarsi in quegli uomini che andavano a nozze con la fatica pura, utilizzando un mezzo, la bicicletta, che era lo stesso con cui loro dovevano guadagnarsi il pane per vivere. Quegli uomini sudati, impolverati, stravolti dalla fatica ma raggianti al traguardo, diventarono presto eroi, il Giro d'Italia la corsa che iniziò ad unire un paese da sempre diviso. In questo mondo, in questo sport, si è ritagliato un angolo Alfredo Martini, dedicandogli tutta la sua vita, dall'alba iniziata negli Anni Venti, al suo tramonto avvenuto in questi giorni. Dapprima come ciclista: fu professionista, non campione, qualche vittoria su strada, una tappa al Giro del 1950, la sua realizzazione completa si è avuta quando ha ricoperto il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale per poco più di un ventennio, dal 1975 al 1997. È in questa veste che è stato un vero fuoriclasse: senza contare gli innumerevoli piazzamenti, i ciclisti da lui scelti si sono issati sette volte sul gradino più alto del podio iridato. Il primo fu Francesco Moser, seguito poi da Giuseppe Saronni, Moreno Argentin, Maurizio Fondriest, due volte Gianni Bugno, impresa, tra l'altro, narrate da quel "tenore del ciclismo" che fu Adriano De Zan. Martini sceglieva prima gli uomini, legati a valori che l'attuale società sta progressivamente e inesorabilmente perdendo, dolente per la piega del doping che aveva inquinato il suo sport, mai rinunciatario a combatterlo. Persona mite e gentile, come ormai riesce sempre più difficile trovare, vessillifero di uno sport di fatica in cui contava il sudore, in cui l'unico additivo era la sana dieta che imponevano tempi difficili. Pur non appassionato dello sport della bicicletta, indirettamente mi lega un ricordo particolare quando, nel 1982, sugli spalti dello stadio "S. Paolo" a Napoli per una partita degli azzurri, il tabellone luminoso salutò la vittoria iridata di Saronni, onda lunga del recente successo calcistico a Spagna '82, trait d'union ideale tra i due sport. Credo sia l'immagine con cui vorrebbe essere ricordato Alfredo Martini, "CT della fatica".

 

 

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