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Red(s) Europe

 

Le sfide finali che chiudono le grandi competizioni non completano solo un viaggio, ma sono la sintesi e l’epilogo di tante storie che si sono intrecciate.

Di storie ne trasudava tante la sfida che ha chiuso questa edizione della Champions League: quella tra due squadre inglesi, popolo depositario dell’invenzione del calcio moderno, che andava a completare anche quella di Europa League tra Chelsea e Arsenal, vinta dai primi; di questa partita a Madrid, città per cui, sponda Real, fu in pratica inventata questa competizione, palcoscenico ideale per indicare chi succedeva proprio ai Blancos dopo tre anni di regno incontrastato; incrocio di destini anche di due uomini che hanno forgiato queste due squadre.

Jurgen Klopp e Mauricio Pochettino, entrati nell’anima del football inglese, hanno saputo adattare le loro idee e plasmare quel calcio fino ad ottenere il prodotto perfetto che, attraverso vie diverse e diverse impostazioni, ha portato a questo epilogo. Il match in sé ha avuto l’andamento tipico di quasi tutte le finali, condizionato da un paio di fatti decisivi.

Il primo, la conoscenza profonda tra queste due squadre che, disputando lo stesso campionato conoscevano tutti i rispettivi segreti. Il secondo è stato il repentino rigore, sciaguratamente procurato da Moussa Sissoko che ha portato alla trasformazione Momo Salah dopo meno di due minuti. Poteva essere la stura ad una girandola di emozioni, quali ci ha regalato tutta questa edizione della Champions League, invece il match è diventato tattico, si è bloccato sul nascere.

I Reds, infatti, hanno preso a gestire lasciando l’iniziativa, sterile, agli Spurs che, fino a pochi minuti dalla fine, non hanno mai impensierito Alisson. Tutto questo fino a tre minuti dalla fine, quando Divock Origi da poco entrato, l’uomo del destino che in semifinale ha abbattuto il Barcellona, ha trovato il raddoppio, per il più classico, e ovvio, risultato all’inglese tra due squadre inglesi. Onore anche ai vinti, naturalmente, perché la finale l’hanno meritata attraverso un percorso emozionante, sublimato nella semifinale contro l’Ajax dopo aver prima eliminato il Manchester City di Pepp Giardiola, poi Campione d’Inghilterra, anche se poi si sono arresi contro avversari più forti e, strano per una squadra di Klopp, più cinici.

Non sono riusciti a sovvertire il destino segnato che pure avevano capovolto nelle occasioni appena ricordate, ma che comunque hanno completato il viaggio, senza la classica ciliegina. Onore e gloria al Liverpool, che vince la Coppa dalle Grandi Orecchie per la sesta volta, mostrando la sua vocazione europeista, allo stesso Klopp, un vincente a dispetto dell’ingiusta etichetta di “perdente di successo”, capace di correggere gli errori dell’anno scorso, quando fu superato dal Real Madrid all’epilogo di quella Coppa. Anche, infine, un pizzico di nostalgia per noi italiani, con Alisson e Salah ex del nostro campionato trionfanti (e qui piange la Roma…).

Chiusura per gli splendidi tifosi, che hanno riempito d’Albione Madrid, marea rossa e bianca vincente. You’ll never walk alone, inno d’Europa.

 

 

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