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Chi spodesterà la tiranna?

 

Come ogni anno, in questo periodo, il vostro cronista deve vestire i panni dell’oracolo e interpretare i segnali del futuro della stagione calcistica che va ad iniziare.

La domanda ormai trita è sempre la stessa, da ormai otto anni: chi fermerà la Juventus?

In questo lungo periodo la società torinese non solo ha vinto tutto sul suolo patrio, ma è cresciuta a dismisura nella sua potenza tecnica, tanto da rivelarsi quasi irraggiungibile da parte delle altre e ormai nella ristretta cerchia di grandi club quali Real Madrid, Barcellona, Manchester, Liverpool, Bayern Monaco. Se da un lato questo ci inorgoglisce in quanto italiani, dall’altro mortifica, invece, la competitività interna, perché c’è il rischio di una lotta impari e quasi decisa in partenza.

Tutto questo potrebbe portare disamore per il calcio, ma non accadrà: troppa la passionalità che esso produce, troppo lo spirito identificativo di ogni tifoso nei suoi colori perché ciò possa accadere. In ogni caso, nulla è eterno, anche il dominio bianconero prima o poi dovrà finire, e allora magari sarà questo l’anno buono, per cui vale la pena accanirsi per l’ennesima volta, ed è la centodiciottesima, dietro un pallone che rotola.

La campagna acquisti juventina è stata, al solito, sfavillante, sono giunti Aaron Ramsey, Mathijs de Ligt, Adrien Rabiot, oltre ai rientranti Gonzalo Higuain e Gigi Buffon, tanto che la rosa ora ha anche degli esuberi, che dovranno essere ceduti, o gestiti da Maurizio Sarri. Proprio qui sta la novità più eclatante e, se vogliamo, più intrigante: giubilato il plurivittorioso, ma a quanto pare noioso, Max Allegri, si è voluta imprimere una svolta anche ideologica alla guida tecnica con l’ingaggio dell’ex Chelsea e Napoli, per dare alla squadra un gioco più bello, sperando, per loro, altrettanto vincente.

Nelle eventuali crepe che questo cambio filosofico potrebbe comportare, e che almeno si augurano le altre, vediamo quali di queste potrebbe spezzare la tirannia bianconera. Il Napoli ha mantenuto l’assetto della scorsa stagione, e questo è un vantaggio, puntellando l’organico con gli arrivi di Giovanni Di Lorenzo e Kostas Manolas in difesa, restano le carenze a centrocampo, in attacco è arrivato Hirving Lozano. Onestamente ci sembra poco per impensierire la Juventus, si confida sempre nella bravura di Carlo Ancelotti, ma il mercato non ci pare abbia annullato il gap, anche se ormai siamo abituati alle campagne acquisti sparagnine di Aurelio de Laurentiis.

Chi invece farà sul serio sarà l’Inter. I nerazzurri si sono innanzitutto dotati di un manico solido, Antonio Conte, ormai con tanta esperienza e in grado di portare ordine nel caos dello spogliatoio, come dimostrano la cessione di Radja Nainggolan (al Cagliari) e l’ostracismo a Mauro Icardi. Non solo: gli acquisti di Nicolò Barella, di Stefano Sensi e di Romelu Lukaku elevano di molto la qualità dell’organico, per cui sinceramente come prima pretendente al trono juventino vedo più la squadra nerazzurra milanese che quella azzurra partenopea.

Per la corsa al titolo la ragione ci impone di fermarci qui, nell’equilibrio generale che si è delineato con questa campagna acquisti diciamo che il livello tecnico si è innalzato anche nelle cosiddette piccole, ma nessun’altra ci pare, in attesa di essere smentiti, poter competere per il titolo. Pian piano sta mettendo ordine la Roma, il cui miglior acquisto ci sembra la riconferma di Edin Dzeko, lavori in corso per il nuovo Milan, sempre giovane per ragioni di bilancio, affidato a Marco Giampaolo; conferme deve dare la Lazio, ma molto dipende dal mantenere o meno alcuni suoi campioni, Sergej Milinjìkovic Savic in primis; intrigante il Torino che vanta certezze e l’Atalanta che cerca conferme con l’incognita della sua prima, affascinante, volta in Champions League.

Tolte queste, con curiosità seguiremo le avventure del Genoa, che si è dotato di arrivi importanti quali Riccardo Saponara e Lasse Schone; del neopromosso Brescia che ha riportato in Italia Mario Balotelli, attaccante dal futuro sempre più breve e che speriamo ormai maturo anche in chiave Nazionale; della Fiorentina “americana” di Rocco Commisso, che dopo essere riuscita a trattenere Federico Chiesa gli ha affiancato un vecchio campione, ma ancora in grado di dire la sua, come Franck Ribery. Non ci resta altro da scrivere, ora la parola passa all’insindacabile giudizio del campo.

 

 

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