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Il punto finale

Questa lunga estate calda, se non bollente, ha preso ormai la sua china discendente, a poco più di un anno dal suo inizio ha chiuso i battenti la stagione calcistica 2019/2020, sicuramente la più insolita della storia, condizionata, come è stata, dalla pandemia che ha colpito e trasformato tutti i settori della nostra vita.

Il punto è stato messo dalle finali delle coppe europee, stravolte anch’esse dal loro abituale format, risultando, in questo caso e per certi versi, anche più affascinante.

Tutto il pathos, infatti, si concentra nelle partite a eliminazione diretta, in questo caso si è assistito ad un torneo a gara unica con le emozioni decisamente amplificate. Come da tradizione, almeno quella, si è disputata per prima la finale di Europa League, qui, finalmente, dopo venti anni siamo riusciti a riportare una nostra squadra, l’Inter, tra l’altro a dieci anni dal trionfo del Triplete, peccato che l’epilogo non sia stato altrettanto felice. Nel raggruppamento in Germania, dove si è svolta tutta la fase finale, i nerazzurri sono andati crescendo in convinzione e applicazione di gioco. I ragazzi di Antonio Conte, dopo aver superato Getafe (2-0) e Bayer Leverkusen (2-1), si sono imposti alla grande in semifinale sullo Shakhtar Donetsk (5-0), sempre con Romelu Lukaku in gran spolvero.

In finale, però, si sono trovati di fronte i “padroni” di questa coppa, il Siviglia che già ne aveva vinte cinque, e si è dovuta arrendere. Forse illusi dal repentino vantaggio con il rigore trasformato da Lukaku, probabilmente pensavano di avere vita più facile. Gli spagnoli, invece, si sono mostrati un’ottima squadra, ottimamente guidata da Julen Lopetegui, hanno saputo sfruttare le incertezze difensive interiste e ribaltare il punteggio con due gol di testa di Luuk de Jong. Il successivo pareggio di Diego Godin avrebbe dovuto regalare qualche sicurezza in più, invece i nerazzurri non sono stati più capaci di incidere e si sono arresi alla rete propiziata dall’ennesimo errore difensivo e da una rovesciata di Diego Carlos, beffardamente deviata in rete da Lukaku.

Finisce così, con l’ennesimo trionfo del Siviglia e con un’Inter incapace di godersi un risultato comunque buono, viste le quasi imminenti dimissioni di Antonio Conte. Il leccese è sicuramente un ottimo allenatore, ma con un ego spesso debordante, che gli fa perdere i confini dei suoi spazi di manovra, pur ampi, e comportarsi da padrone più che da dipendente. Da qui l’ovvio attrito e il prevedibile cambio.

Il punto esclamativo sulla stagione è stato messo dalla finale di Champions League tra i tedeschi del Bayern Monaco, fin da subito parsi tra i favoriti, e gli eterni incompiuti del Paris St. Germain, finalmente approdati all’agognato traguardo, costato, tra l’altro, fior di milioni. A Lisbona, la partita è stata molto equilibrata, le due squadre senza tatticismi hanno giocato secondo le loro capacità, soprattutto il primo tempo è vissuto su continui capovolgimenti di fronte, i tre tedeschi Kingsley Coman, Robert Lewandowski, Serge Gnabry (più Thomas Müller) ad attaccare da una parte, Neymar, Kylian Mbappé e Angel Di Maria a rispondere dall’altra, due attacchi stellari che però non hanno trovato il gol.

Nella ripresa sono venuti fuori i cingoli dei tedeschi, che hanno iniziato a martellare gli avversari, togliendo loro le opportunità, grazie anche a un Manuel Neuer di nuovo sugli scudi, e creandosele essi stessi davanti, finché non è stato Coman a trovare il gol decisivo con un colpo di testa. Hanno vinto quelli favoriti, i francesi ci hanno provato alla loro prima finale, ma l’esperienza dei tedeschi, la loro abitudine a giocare un certo tipo di partite, alla lunga ha prevalso, con la sesta Coppa Campioni che finisce nella loro già scintillante bacheca. Questo match ha quindi chiuso questa lunga stagione, ora ci sarà una breve pausa e poi si tornerà di nuovo in pista, come e con quali valori sarà tutto da scoprire.

 

 

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