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Tappe d'oro

Sembrava dovesse diventare il nostro tormentone di questi Giochi Olimpici la conquista della prima medaglia d’oro, invece la terza giornata di gare ci ha fatto finalmente salire sul gradino più alto del podio.

Un tormentone perché questa attesa era la medaglia numero 200 del metallo più nobile nella storia delle nostre partecipazioni ai Giochi e rischiava di assumere i contorni dell’inafferrabile dopo che avevamo visto sfumare l’oro di Rossella Fiamingo nella spada e perdere le possibilità di Vincenzo Nibali nel ciclismo su strada, caduto a pochi chilometri dal traguardo quando era in testa.

 

Poiché parliamo di due specialità in cui, di solito, siamo protagonisti, questo faceva aumentare la trepidazione per la conquista. Come l’oro numero 199 era arrivato, a Londra 2012, dal taekwondo, così la sospirata numero 200 arriva ancora dalle arti marziali, precisamente dal judo, dall’ippon vincente di Fabio Basile nell’incontro di finale contro il coreano An Baul.

 

Questo traguardo di tappa parte dall’oro conquistato nel lontano 1900 a Parigi, da Gian Giorgio Trissino nell’equitazione, altra disciplina che spesso ci ha regalato soddisfazioni, snodandosi lungo 120 anni di storia dei Giochi spesso conditi da questa grandi soddisfazioni. Limitandosi ai traguardi di tappa, “quando eravamo re” anche nell’atletica, indimenticabili restano le vittorie di Luigi Beccali nei 1500 m, oro numero 40 a Los Angeles 1932, e di Ondina Valla negli 80 m ostacoli a Berlino 1936, oro numero 50, fino ai trionfi di Alberto Cova nei 10000 m di Los Angeles 1984, oro numero 130, e dell’ora contestato Alex Schwazer nella 50 km di marcia di Pechino 2008, oro numero 190.

 

Molti di questi “numeri tondi” ci vengono da discipline che storicamente sono state, e sono, prodighe di medaglie per gli azzurri, in specialità dove, una volta tanto, siamo quelli da battere. Ecco, allora, che quattro di questi momenti d’oro ci vengono dalla scherma, tre dal ciclismo, due dal pugilato. Anche il judo, sport che ha buon seguito in Italia ma che sale alla ribalta solo in occasione dei Giochi è già entrato in questa particolare graduatoria prima di Basile, quando Enzo Gamba, a Mosca nel 1980, trionfò nella categoria pesi leggeri, portando alla causa italiana l’oro numero 120.

 

La vittoria di Basile, dunque, al di là dell’importanza statistica, ha il merito di “rompere il ghiaccio” verso il metallo più prezioso della nostra spedizione olimpica, che subito centra il bis con Daniele Garozzo, questa volta sì nella scherma, specialità fioretto, che supera in finale lo statunitense Alexandre Massaialas. Due ori che ci infondono fiducia, nonostante qualche delusione di queste prime giornate, nel ciclismo, come visto, o nel nuoto con tanti nostri atleti eliminati, anche se in attesa dell’ingresso in vasca della nostra punta di diamante, Federica Pellegrini.

 

Anche se chiaramente si punta sempre alla vittoria, non bisogna mai dimenticare che anche un argento o un bronzo sono sempre medaglie olimpiche conquistate, e allora, oltre quella della Fiammingo, bisogna salutare l’ottimo argento di Odette Giuffrida, ancora nel judo, di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè nei tuffi, il bronzo di Elisa Longo Borghini nel ciclismo e di Gabriele Detti nel nuoto.

 

Medaglie che hanno tutte il sapore della vittoria perché intrise dalla fatica e dalla consapevolezza di avere dato tutto, che ci permettono, al momento, di essere anche in ottima posizione nel medagliere, di poter puntare magari già qui all’oro numero 210, ma nulla, credo, supera lo sguardo contento di questi ragazzi che, vincenti o meno, hanno negli occhi la felicità di chi sa di star partecipando ad una grande avventura.

 

 

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