slogan

Italian Bulgarian English French German Macedonian Maltese Romanian Russian Spanish

Il calcio piange...

È ormai diventato un luogo comune illustrare una mancata scelta o elezione con la classica fumata bianca o nera che indica la scelta di un Papa.

Il refrain non è mancato nemmeno per la mancata scelta del presidente della Figc, ed il nero è veramente il colore giusto per identificare il caos che caratterizza in questo momento i vertici del calcio italiano.

Il caos e il vuoto, fotografia estrema probabilmente di tutto il Sistema Italia, istantanea reale del nulla che alla fine hanno espresso le candidature di Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi, in rigoroso ordine alfabetico.

È nota l’origine che ha portato a tutto questo, con dimissioni forzate del presidente Carlo Tavecchio, probabilmente inutili, sicuramente dannose in questo momento, volute sull’onda emotiva della mancata qualificazione della Nazionale italiana ai mondiali di Russia 2018. Inutili e non necessarie, appoggiate da chi, in quel momento, ha pensato di trarre un vantaggio, personale e di corporazione. Il vuoto gestionale ha finito per portare allo stallo, con i candidati di Lega Pro (Gravina), Dilettanti (Sibilia) e Calciatori (Tommasi) che non sono riusciti a far confluire su nessuno di se stessi l’univocità di consensi. Inutili i due mesi di trattative, inutile la frenetica rincorsa ad un accordo nella due giorni conclusiva, con momenti di autentica farsa che hanno più volte rasentato il ridicolo.

Il regista nemmeno occulto di tutto questo, il presidente dei Dilettanti Sibilia, è sembrato da subito elemento di contrasto, fin dal suo intervento, apparso ai più come un vero e proprio comizio politico, infarcito del più becero “politichese”, in netto contrasto con gli interventi, pacati seppur salaci, dei suoi antagonisti. Probabilmente qui ha iniziato a perdere gli ultimi consensi il presidente della Lnd, già in forte ribasso per la sua alleanza con Claudio Lotito, con Tommasi e i suoi calciatori che, pur ammirevoli per coerenza, hanno mantenuto il punto fino alla fine con donchisciottesca determinazione, mancando di convergere su Gravina che, se non altro, è stato l’unico a presentare un programma elettorale che individuasse i problemi e le possibili soluzioni.

Alla fine si arriva al commissario, all’inizio voluto dal presidente del Coni Giovanni Malagò e osteggiato dai vertici calcistici, ora resosi necessario da questo stallo politico provocato da chi ha mostrato solo bramosia di potere, con grande scorno del calcio e di chi ancora lo vive (ingenuamente?) come una passione.

È la terza volta nella storia che la Figc verrà commissariato dal Coni: la prima all’indomani della mancata qualificazione della Nazionale ai mondiali di Svezia 1958 (corsi e ricorsi…), con il presidente Ottorino Barassi che si dimise con la gestione commissariale affidata a Bruno Zauli; la seconda nel 2006 quando, per Calciopoli, a dimettersi fu Franco Carraro e commissario fu indicato Guido Rossi.

Ora, probabilmente, toccherà allo stesso Malagò, chiunque sia speriamo che finalmente metta ordine nel caos, dando stabilità ad un mondo che non ritorni alla confusione attuale e soprattutto non abbia come epilogo la tristezza di chi il calcio lo ama e si sente tradito.

 

 

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA