Il Mito Di Alex
- Martedì, 28 Maggio 2013 19:36
- Luca Fasano
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Era il 15 settembre 2001. A tredici giri dalla fine del circuito tedesco del Lausitzring, Alex Zanardi, uscendo dai box, perse inopinatamente il controllo della sua vettura che, dopo un testa coda, attraversò perpendicolarmente la pista, proprio mentre sopraggiungeva ad elevata velocità, la vettura di Alex Tagliani.
L'impatto fu incredibilmente violento, spezzando letteralmente in due tronconi la Reynard-Honda. Zanardi, al quale lo schianto provocò l'istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, il destro al di sotto del ginocchio, il sinistro poco sopra, rischiò di morire dissanguato. Avrebbe in seguito raccontato il pilota nel libro ”...Però Zanardi da Castel Maggiore!”: «Una parte della macchina restò con me, l'altra se ne andò con una parte di me». Apparso subito in condizioni disperate, dopo aver ricevuto l'estrema unzione dal padre spirituale della Cart, con l'olio fuoriuscito dalla sua stessa auto, venne caricato sull'elicottero e condotto all'ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa tre giorni. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni, Zanardi poté finalmente, e miracolosamente, lasciare l'ospedale per cominciare il processo di riabilitazione. Qui finisce la storia di Alex e comincia il mito. Un altro infatti, dopo una vita trascorsa tra ruote e motori, in continua competizione con sé stesso e con gli altri, nell'inesauribile ricerca di un traguardo che andava ben al di là dello striscione d'arrivo, per esplorare gli angoli più reconditi dell'umana esistenza, si sarebbe fatto prendere dalla rassegnazione e dallo sconforto, limitandosi a portare a spasso su di una carrozzella i suoi due moncherini, elemosinando senza chiederli, né tantomeno volerli, la pietà e il pietismo del mondo circostante. Alex no. Solo lui, scherzando sulla sua menomazione, poteva riderci sopra, affermando: «Se mi dovessi rompere di nuovo le gambe, questa volta mi basterebbe una chiave a brugola per rimettermi in piedi, né rischio più di buscarmi un raffreddore camminando scalzo». Dopo essere dunque ritornato in pista con questo spirito, e con ottimi risultati, tanto da conquistare, nel 2005, il titolo di campione italiano di Superturismo, Zanardi ha iniziato nel 2007 una nuova stimolante avventura sportiva nell'hand-bike. La sua prima gara fu la maratona di New York e fu subito un impensabile 4° posto. Da allora, per lui, parlano le medaglie: due ori, a cronometro e su strada, ai Giochi Paralimpici di Londra 2012 e due argenti, nella prova a squadre ancora a Londra 2012, e in quella a cronometro ai Mondiali di Roskilde 2011. Ma le sue medaglie più belle sono sicuramente quelle che non resteranno negli annali o nei libri di statistica. Nell'ottobre 2011, Alex trainò, con la forza delle sole mani, per 42 km e 195 metri (!) all'arrivo della Maratona di Venezia la carrozzina con il suo amico Francesco Canali, ex atleta con il sogno della maratona, dal 2005 affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, lasciandogli anche la soddisfazione di tagliare il traguardo prima di lui. Qualche anno prima, sempre alla maratona di Venezia, superato lo striscione dell'arrivo, dichiarò di sentirsi felice e...fortunato. Se a dirlo è uno che quell'ormai lontano 15 settembre 2001, aveva già ricevuto l'estrema unzione, e in ogni istante della sua esistenza trova sempre la forza e il coraggio di “pensare positivo”, l'unica cosa che possiamo fare e dire è ringraziarlo di ricordarci continuamente di quale dono immenso sia la nostra vita.
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