Lo stato dell’arte del calcio in Italia
- Martedì, 28 Maggio 2013 19:06
- Enrico Petrella
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È diventato un appuntamento quasi irrinunciabile per chiunque si occupi del fenomeno calcio, per tutti coloro che lavorano nel e intorno all’industria del pallone avendone a cuore lo sviluppo positivo in tutte le sue forme.
Questo è diventata la puntuale uscita del Report Calcio, elaborato di concerto da Figc e PricewaterhouseCoopers, che fornisce un quadro sinottico e di istantanea lettura del mondo del calcio, permettendone anche lo studio delle tendenze e delle previsioni d’azienda. In pratica, uno strumento per capire gli scenari futuri del mondo della palla che rotola. Studiandone soprattutto le tematiche economiche e sociali, questo Report 2013 risulta ancora più indispensabile in un momento di crisi mondiale che tarda ad offrire un suo spiraglio di risoluzione. Proprio questa crisi evidenzia come il vertice della piramide calcio abbia subito una leggera ma palpabile flessione nei numeri, con una diminuzione di società e squadre. Ma ciò deve meravigliare poco: il vertice di quella piramide è quello che più risente dei venti, o delle bufere, economiche, quello che resta saldo, ricordandoci sempre che il calcio è, resta e deve restare innanzitutto uno sport, è la crescita della base di questa piramide. Ecco, allora, analizzando un po’ più nello specifico, che si evidenzia ancora una diminuzione di spettatori in Serie A, con un miglioramento dei dati sulla sicurezza; di contro, lievita la Serie B, cosa dovuta all’ottimo lavoro del presidente Abodi nel dare visibilità a questo torneo, evidenziato anche dal buon spettacolo fornito dalle squadre in campo. Lì dove è più evidente la crescita e l’importanza della base è nel numero dei tesserati e delle società: in un quadro di costante decrescita a livello professionistico e dilettantistico, i numeri del Settore Giovanile sono in continuo aumento, con una leggera flessione solo nel numero delle squadre rispetto alla stagione precedente, ma con un netto ampliamento rispetto a due stagioni fa, numeri confermati in eguale tendenza per quel che riguarda i tesserati. Tutte cifre che confermano che la forza del nostro calcio è radicata nella passione della gente, che pertanto, proprio in virtù dei tanti giovani che ancora credono nello sport del calcio, resta grande la responsabilità nei loro confronti di fornire dei servizi che siano sempre più utili alla loro sana e giusta crescita. Non si può, comunque, negare, che sia il calcio di vertice quello che porta lustro e crea competitività: i numeri, impietosi ma esaustivi, confermano la loro negatività soprattutto nel confronto con le altre top league europee, dove il riempimento percentuale degli stadi ci relega all’ultimo posto dietro Germania, Inghilterra, Spagna e Francia. Questa negatività non credo sia imputabile a cali di interesse, fatiscenza ed inadeguatezza dei nostri stadi sono il problema principale, che non si riesce a risolvere, anche se più “virtuose” paiono diventate le nostre società nella gestione dei calciatori. In conclusione, questa terza edizione del Report Calcio indica che è in corso una trasformazione del modello di business calcistico e che se il calcio “… è un volano di crescita sociale ed economico dell’intero sistema Paese, e tale ruolo intende continuare ad esercitare insieme a tutti gli altri sport”, come scrive Abete, è dagli stadi che deve iniziare la sua opera di miglioramento.
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