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Una corsa per due

Io corro come il vento che soffia

 

La loro storia e le loro foto stanno ormai facendo il giro del mondo già da alcuni giorni. La storia è di quelle da libro “Cuore”. Per fortuna, è invece una storia vera, dei giorni nostri. Chloe e Claire sono due gemelline americane bionde di 13 anni. Insieme, oltre alla data di nascita e a chissà quante altre cose, condividono la passione per lo sport e la corsa in particolare.

Non è un caso, perciò, che una corsa di 800 metri, organizzata a Trenton, nell’Illinois, dalla Wesclin Junior High School, le veda affrontarsi da avversarie sul doppio giro di pista. All’improvviso, accade però l’imponderabile. Chloe, dopo aver preso il comando, sente i muscoli della coscia allungarsi oltre misura. Il dolore è troppo e si lascia cadere sulla terra rossa. Claire, rimasta indietro col gruppo, potrebbe approfittarne, ma si ferma a soccorrerla e, mentre Chloe piange per la sofferenza, se la carica sulle spalle, stringe i denti e riprende la sua strada. Mancano soltanto 370 metri al traguardo ma, in quelle condizioni, devono sembrare interminabili. Quella di Claire non è più una corsa, ma un camminare faticoso e stentato, cui solo gli applausi crescenti del pubblico incredulo offrono una forza impensabile, almeno per una ragazzina di 13 anni.

 

 

 

Il resto del gruppo taglia il traguardo, ma gli occhi di tutti sono sulle gemelline. A pochi metri dall’arrivo, Claire fa scendere Chloe dalle sue spalle per regalarle anche la gioia di precederla. Chloe la prende per mano e il traguardo lo tagliano insieme. In classifica finale sono logicamente ultime, ma il loro gesto le colloca di diritto al primo posto, se non altro negli occhi e nel cuore dei presenti.

A qualcuno la foto di Chloe sulle spalle di Claire ha addirittura ricordato l’immagine della mitologia greca di Enea che porta sulle spalle Anchise, il vecchio padre; qualcun altro ha scomodato gli studiosi del comportamento dei gemelli, spesso intimamente legati tra di loro, anche fuori dal buio placentare, da atteggiamenti e percezioni reciproche ai limiti della realtà; altri ancora hanno ripensato alla poesia di un anonimo brasiliano.

E’ la poesia delle orme sulla sabbia: “Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto un sola orma. Proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me. Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti difficili? E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che ti amo e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c’è soltanto un’orma nella sabbia sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.

Con tutto il rispetto per tali similitudini, probabilmente Claire, caricandosi sulle spalle la sorellina, non ha pensato a nulla di tutto ciò. Ma sicuramente due cose l’hanno spinta a fare il gesto più naturale di questo mondo che, in una società povera di valori come la nostra, riesce ancora a commuovere e fare notizia: il semplice amore fraterno e una cultura dello sport che tutti, soprattutto i più grandi, dovrebbero possedere. Non lo sport per vincere e prevalere sull’altro, ma per competere lealmente, per poi fraternizzare e condividere. 

 

 

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