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L'oro di Tatanka

In passato, quando si sentiva parlare di Tatanka, la mente correva alla splendida pellicola cinematografica “Balla coi lupi”, nella quale il personaggio principale, interpretato da Kevin Kostner, veniva ribattezzato appunto Tatanka (Bisonte) dai suoi amici indiani.

Oggi, almeno in Italia, e in Campania in particolare, Tatanka è Clemente Russo, il fortissimo pugile di Marcianise, centro casertano diventato polo pugilistico d’Italia con i tanti campioni che continua a sfornare, tra l'altro anch'egli interprete dell'omonimo film, per la regia di Giuseppe Gagliardi, tratto da un racconto di Roberto Saviano. L'ennesima conferma della classe e della potenza di Russo, si è avuta alla 17esima edizione degli Aiba World Boxing Championships, che si sono recentemente conclusi sul ring kazako del Baluan Sholak Palace of Culture di Almaty (Kazakistan), dove Tatanka si è laureato campione del mondo dilettanti per la categoria 91 kg, sconfiggendo nettamente in tre riprese il russo Evgeny Tischenko.

Dopo quello conquistato a Chicago nel 2007, per il 31enne pugile casertano, già due volte argento olimpico (Pechino 2008 e Londra 2012), si è trattato del secondo titolo iridato in carriera. Su Clemente Russo si è detto e si è scritto molto. Tornando a sottolineare l'importanza della boxe e il suo innegabile ruolo di Noble Art, in grado di strappare ragazzi dalla strada per educarli allo sport e ai reali valori della vita, soprattutto in realtà degradate, come possono esserlo le periferie della provincia casertana, si corre il rischio di cadere nella retorica. Ma una cosa si può dire di questo simpatico ragazzone di Marcianise. Molti, dopo i primi successi, avrebbero sicuramente pensato di lasciare il tranquillo stipendio che, le Fiamme Oro prima e le Fiamme Azzurre della polizia penitenziaria poi, gli garantivano, per tentare il gran salto nel professionismo il quale, almeno teoricamente, gli avrebbe offerto e gli offrirebbe “borse” ben più sostanziose. Tatanka no.

Fedele ai suoi principi, attaccato alla sua terra, così spesso violentata e vituperata, Russo ha preferito rimanere coerente con gli insegnamenti ricevuti dal suo primo maestro Domenico Brillantino nella mitica palestra “Excelsior” di Marcianise, la palestra dove «si forma prima l'uomo, poi l'atleta e infine il pugile». E se oggi, a trentuno anni, il suo sogno rimane ancora l'oro olimpico, l'unica perla che manca alla sua già prestigiosa collezione, ciò vuol dire che ha recepito pienamente la lezione e siamo sicuri che fra tre anni, a Rio de Janeiro, riuscirà a tramutare il suo sogno in una splendida realtà.

 

 

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