slogan

Italian Bulgarian English French German Macedonian Maltese Romanian Russian Spanish

Tahiti, Il Trionfo della Dignità

Nella Confederations Cup in corso di svolgimento in questi giorni in Brasile, ha destato sensazione e curiosità la partecipazione della piccola nazionale di Tahiti.

  

  

Vincitori della coppa della zona oceanica, i tahitiani era chiaro che rappresentavano il classico vaso di cocci in mezzo a tanti vasi di ferro, inseriti in un girone, tra l'altro, con i campioni di tutto della Spagna, con l'Uruguay quarta all'ultimo mondiale, e la Nigeria, una delle nazionali africane più forti. Evidente il dislivello tecnico dei rappresentanti della piccola isola del Pacifico, palesatosi soprattutto nel confronto con gli iberici, chiusosi con un dieci a zero che ricorda goleade d'altri tempi. Tanti interrogativi ha sollevato questa partita, uno fra tutto se è stato giusto che gli spagnoli abbiano infierito contro i quasi inermi avversari. L'interrogativo si può estendere: fino a che punto è giusto continuare a cercare il gol quando di fronte ci sono avversari chiaramente in difficoltà? Tutto viene condensato in una sola parola: rispetto. Allora che rispetto c'è nel continuare a cercare la rete quando il punteggio è già acquisito e l'avversario disarmato? Onestamente, credo molto. Sarebbe stato peggio, a mio avviso, se gli spagnoli si fossero fermati, in quel caso i tahitiani avrebbero potuto avvertire la cosa come un'umiliazione. Dovevano giocare, Torres e compagni, e lo hanno fatto, il punteggio esprime solo una superiorità che si sapeva certificata in quanto tale. Secondo me, poi, è assolutamente inutile avventurarsi in discorsi per così dire etici, tra l'altro totalmente annullati dalla fanciullesca gioia che sempre hanno espresso i tahitiani.

La gioia di esserci in un'avventura di certo più grande di loro, ma con l'orgoglio di stare scrivendo una pagina di storia calcistica che li renderà quasi eroi ad imperitura memoria nel loro paese. Il dettaglio su cui soffermarsi, infine, credo sia proprio questo: nella bellezza di vedere in una squadra di calcio il piacere e la gioia del giocare, senza esasperazioni ed in allegria, per il semplice gusto di partecipare e di confrontarsi con chi è più forte. In uno sport ormai drogato dallo show business, restano da sottolineare le lacrime di commozione al momento dell'inno tahitiano, la gioia fanciullesca del portiere Roche ad ogni parata riuscita sui tentativi di Villa o Torres, la sportività con cui hanno affrontato la partita, senza ostruzionismi o barricate, lo stesso imbarazzo dei giocatori spagnoli, in difficoltà davanti all'inconsistenza dell'avversario. Un recupero dei veri valori dello sport che, ogni tanto, ci fa bene non dimenticare.