La Storia Ritorna....
- Mercoledì, 26 Giugno 2013 10:41
- Raffaele Ciccarelli
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Se Niccolò Machiavelli avesse avuto la possibilità pratica di dimostrare le sue teorie sui corsi e ricorsi storici, indubbiamente nel calcio avrebbe trovato la materia più adatta ai suoi scopi.
Gli incroci prossimi delle semifinali della Confederations Cup che si sta svolgendo in Brasile ce ne forniscono un esempio lampante: l’Italia contro la sua nemesi attuale, la Spagna Invencible Armada, da un lato; il Brasile contro l’Uruguay dall’altra. Quest’ultima sfida rappresenta il vero incubo per il popolo futebolista, incubo iniziato ai Mondiali del 1950 e mai terminato.
La storia è nota: in quella prima edizione post bellica dei Campionati del Mondo di calcio, i sud americani organizzavano in casa il torneo, erano plurifavoriti, anzi, erano già celebrati campioni prima di scendere in campo. Sino alla gara decisiva. Si adottava una strana formula a gironi con classifica all’italiana, per mero scherzo del destino (ci risiamo…) l’ultima gara sarebbe stata decisiva e sarebbe stata proprio tra Brasile ed Uruguay. In un “Maracanà” pieno all’inverosimile ed in una nazione già scatenata in samba di festeggiamenti il povero, piccolo, Uruguay da vittima sacrificale si erse ad implacabile giustiziere, il vantaggio verde oro (ma all’epoca in bianco, e da allora mai più…) di Albino Friaça annullato dalle reti di Juan Alberto Schiaffino e Alcides Ghiggia, con il fotogramma finale che vedeva il primo ricevere in maniera quasi furtiva la Coppa, ed una Nazione intera precipitata nella disperazione.
In quel giorno nacque il Maracanaço, imperituro incubo calcistico del popolo brasiliano, che si vuole iniziare ad esorcizzare da questo primo incontro, in attesa della grande competizione dell’anno prossimo. Meno traumatico e più recente, ma non meno importante, l’incrocio tra Italia e Spagna. Da sempre depositari di un calcio cinico e pratico, votato all’essenzialità piuttosto che all’estetica, gli italiani erano stati per lungo periodo ostacolo insormontabile per le ambizioni calcistiche iberiche. Poi vennero i Campionati Europei del 2008 in Austria e Svizzera, nel quarto di finale ci fu il confronto tra la Roja e gli Azzurri, la spuntò la prima, solo ai rigori, ma fu sufficiente a dare la stura ad un’inarrestabile onda lunga di successi che dura ancora ora. Nel corso di questi pochi, ma calcisticamente intensi, anni, proprio l’Italia è stata la Nazionale che è andata più vicino ad interrompere l’egemonia iberica, anche se al dunque ha subito dure lezioni (il quattro a zero della finale dell’Europeo 2012 di Polonia e Ucraina o il quattro a due della finale dell’Europeo under 21 in Israele di quest’anno). Ora c’è questa nuova occasione. Probabilmente i tempi per vincere per Andrea Pirlo e compagni non sono ancora maturi contro una squadra che pare al massimo della sua forza, ma l’indole, il carattere ed il cuore italiano sono capaci di andare oltre qualsiasi impresa. Lo dimostra la storia, lo sa molto bene la Spagna.
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