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Roger Federer: il saluto del Re

Negli ultimi anni, nel mondo dello sport spesso si è abusato di alcuni termini, come "campione" e "fuoriclasse", che dovrebbero essere usati in maniera più parsimoniosa e per raccontare quei giocatori che realmente possano rispecchiare queste due parole.

Il Campione, come descritto sul dizionario, è colui che vince una competizione o che in particolare eccelle su tutti gli altri partecipanti in una determinata manifestazione, mentre il fuoriclasse, come si può già dedurre dalla parola stessa, è quell'atleta capace, attraverso le sue giocate e le sue gesta, di distinguersi dal resto.

Campione e Fuoriclasse, due parole che possiamo associare alla figura di Roger Federer, che attraverso colpi meravigliosi, una eleganza fuori dall'ordinario sia dentro sia fuori dal campo, ed una particolare dedizione al lavoro, è riuscito a diventare uno dei giocatori più forti (se non il più forte) che abbiano mai giocato a tennis.

Eppure all'inizio della sua carriera, l'elvetico non aveva un carattere propriamente docile, e solamente chi lo ha seguito dai primi tornei a cui ha partecipato ricorda quel ragazzo che già incantava con una prelibata tecnica e con quel meraviglioso rovescio ad una mano, ma che allo stesso tempo perdeva il controllo della situazione, litigando con gli arbitri e rompendo le racchette.

Nonostante ciò, Roger, il 2 luglio 2001 inizia a farsi conoscere al mondo intero, riuscendo a sconfiggere negli ottavi di finale del torneo più antico e glorioso della storia del tennis, quello di Wimbledon (che poi diventerà la "casa" di Federer), l'americano Pete Sampras, fino a quell'incontro imbattuto sulla terra londinese da ben trentuno match di fila.

Quella, per gli addetti ai lavori, è considerata la partita della svolta e soprattutto del passaggio di consegne, da Sampras a Federer, che dopo un paio di vittorie a livello di Tornei Atp, inizia a dominare sull'intero circuito, collezionando vittorie e record allo stesso tempo

In totale, saranno ben 103 i trofei conquistati dallo svizzero nel corso della sua carriera, 20 dei quali nei tornei dello slam, con 5 Us Open, 1 Roland Garros, 7 Australian Open e 8 Wimbledon, e con l'erba londinese diventata la superficie preferita di Federer, il quale vanta il record di successi (otto), inseguito dai sette vinti dal serbo Novak Djokovic (a pari merito con William Renshaw e Pete Sampras).

Con Nole e con Rafael Nadal, Roger negli ultimi 10/15 anni ha contribuito a riscrivere la storia del tennis, attraverso delle sfide ed una rivalità che ha visto contrapporsi stili di gioco differenti, caratteri completamente diversi, ma con una cosa che accomuna tutti e tre, ovvero la voglia di vincere.

Negli scorsi giorni, all'età di quarantuno anni Federer ha annunciato il ritiro, una notizia, che seppure fosse già nell'aria da qualche tempo, ha intristito tutto il mondo dello sport e tutte quelle persone che nell'ultimo ventennio si sono letteralmente innamorate del “Re”, capace di essere elegante e mai fuori dalle righe anche nelle “cadute”, in quelle più cocenti e dolorose.

1526 le partite disputate, 1251 le vittorie, 275 le sconfitte, ma raccontare Roger solo attraverso i numeri o le statistiche sarebbe sbagliato. Federer, un po’ come Valentino Rossi nel motociclismo, è riuscito a far avvicinare le persone al tennis e non è un caso che in qualunque nazione si trovasse e qualunque avversario affrontasse, il pubblico fosse sempre dalla sua parte, sia nei successi, sia nelle sconfitte.

Dalla notizia del suo ritiro tutto il mondo dello sport ha omaggiato Federer, compreso chi in questi anni ha battagliato su un campo da tennis con lo svizzero, ovvero Nadal: “Caro Roger, mio amico e rivale. Avrei voluto che questo momento non arrivasse mai. È un giorno triste per me personalmente e per gli sportivi di tutto il mondo. È stato un piacere ma anche un onore e un privilegio condividere con te tutti questi anni, vivendo tanti momenti incredibili dentro e fuori dal campo".

A queste parole non c'è bisogno di aggiungere altro, anzi, forse una cosa sì: grazie Roger Federer.

 

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