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Il piacere della scoperta

Non ha l’appeal del Mondiale di Calcio “vero”, mancando il fascino delle grandi squadre e dei grandi campioni, ma se si vogliono scoprire i futuri assi della pelota, se si vuole conoscere qualche scuola calcistica “esotica e diversa”, bisogna seguirlo: è il Mondiale Under 20.

L’edizione di quest’anno si è svolta in Turchia che, quasi in contemporanea ha ospitato anche i Giochi del Mediterraneo e si sta giocando le sue carte per ospitare i Giochi Olimpici del 2020. Nel paese della Mezzaluna mancavano molte big del calcio internazionale: non c’era l’Italia, poco avvezza a presenziare a questa manifestazione, ma erano assenti anche Argentina, Brasile, Germania, congiunture che capitano quando si ha a che fare con i giovani. Il torneo è stato divertente, tecnicamente valido e ha riservato non poche sorprese. Composto da ventiquattro squadre divise in sei gironi da quattro, la prima parte è servita a rompere il ghiaccio, a indicare le possibili sorprese e a qualificare sedici team per l’eliminazione diretta, il vero “succo” di ogni torneo di questo tipo. In questa prima fase non si sono registrate grosse sorprese se si esclude l’eliminazione dell’Inghilterra, addirittura ultima nel suo girone, a dimostrazione della crisi generazionale che attraversa il calcio d’Oltremanica a livello di Nazionali. Del “nuovo che avanza”, sorpresa ha destato il primo posto dell’Iraq nel girone proprio degli inglesi, e la qualificazione del piccolo Uzbekistan. Dai sedicesimi in poi i valori sono venuti assumendo i loro contorni più o meno soliti, si è registrato l’eliminazione della favorita Colombia (ai rigori dalla Corea del Sud), cosa che ha portato la Spagna ad essere favorita principale, seguita da Francia e Uruguay. Le carte si sono sparigliate nuovamente ai quarti di finale: la Francia si qualificava sul velluto ai danni di un Uzbekistan che già aveva fatto il massimo (quattro a zero), ma usciva la Spagna di Lopetegui (fresco “giustiziere” dell’Italia all’Europeo Under 21), per mano di un concreto Uruguay (uno a zero). Il quadro delle semifinali era un’ideale rappresentazione del calcio dei quattro continenti, con Francia (Europa), Ghana (Africa), Iraq (Asia), Uruguay (Sud America).

Naturalmente tutti si aspettavano la finale tra Francia e Uruguay, così è stato anche se per vie traverse (l’Uruguay solo ai rigori ha superato l’Iraq, di misura la Francia sul Ghana, due a uno). Con i transalpini favoriti, anche la finale, in sostanza, ha avuto uno svolgimento inatteso, con i sudamericani spesso padroni del campo, ma che si sono dovuti arrendere, ai rigori, a Pogba e compagni, con il portiere Areola sugli scudi (due rigori parati).

  

  

Francesi per la prima volta Campioni del Mondo Under 20, quindi, in un torneo che ha proposto molte individualità interessanti, che potranno essere gli assi dell’immediato domani: dal francese Kondogbia al ghanese Acheampong, dagli iracheni Ali Adnan e HumamTareq (diciassette anni) agli uruguagi Laxalt, Nico Lopez e Avenatti, senza dimenticare Campana, Suso, Deulofeu (Spagna), Trezeget (Egitto, nomen quasi omen), Livaja e Rebic (Croazia), Castillo e Henriquez (Cile). È questo, infine, il piacere di seguire queste manifestazioni: scoprire qualcosa di nuovo lì dove, ai grandi livelli, grazie anche alla cassa mediatica, non c’è più nulla da scoprire.

  

  

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