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Troppi interrogativi per gli Azzurri...

Squadra che vince non si cambia. Questo è un vecchio brocardo che accompagna il calcio e i suoi allenatori da lungo, lungo tempo. Ma nessuno dice cosa fare nel caso in cui, dopo una vittoria, meritata o immeritata che sia, il tizio in panchina decidesse di cambiare gli interpreti del suo 4-5-1, e le sue scelte venissero stroncate da un’inaspettata sconfitta.

In questa particolare situazione cosa consiglia il Dio del Calcio? Ammettiamo per assurdo che in una competizione per nazioni, ad esempio il Mondiale, una squadra qualsiasi riesca a vincere la gara d’esordio, seppur con qualche affanno, e il commissario tecnico, ignorando l’antico brocardo, per la seconda gara scegliesse di cambiare la sua formazione, incappando in una brutta sconfitta; per la terza, ultima e decisiva gara della fase a gironi, in conseguenza delle sue stravaganti e discutibili scelte, l’allenatore dovrebbe ritornare, se possibile, agli uomini della prima partita? Continuare con i protagonisti del secondo incontro? O stravolgere addirittura il sistema di gioco, non solo i suoi interpreti? Il nostro Cesare Prandelli ha deciso di modificare l’intero assetto tattico, sperando nella fortuna, nella difesa totalmente juventina, quindi ben collaudata, e nella fame di vittoria degli esordienti. Tutti sappiamo come è andata a finire e a questo punto una domanda, di certo, starà torturando le menti degli appassionati di calcio: considerando gli uomini che il CT aveva a disposizione, l’Italia poteva (doveva) fare di più?

Il bresciano di Orzinuovi con le sue dimissioni sembra recitare un mea culpa che, anziché impietosire e placare gli animi, può solo alimentare quella rabbia propria di tutte le esperienze fallimentari, accompagnate da tanti se e altrettanti ma. E se avessimo giocato, fin dai tempi del ritiro di Coverciano con una formazione diversa? E se avesse convocato, per la spedizione brasiliana, Giuseppe Rossi?

 

 

E se l’arbitro non avesse estratto quel maledetto cartellino rosso che, pesantissimo e troppo severo, è stato sventolato in faccia a Marchisio, lasciandoci per più di mezz’ora in dieci? Il problema più grosso è che la qualificazione agli Ottavi è stata gettata via nella gara con il Costa Rica: in quell’occasione i nostri Azzurri avrebbero dovuto fare di più e, forse, schierando in campo una formazione vagamente più offensiva, il risultato sarebbe stato diverso e oggi si parlerebbe della Colombia e delle contromisure tecnico/tattiche per arginare il grande entusiasmo di una delle sorprese di questi Mondiali brasiliani. E non di come l’arbitro ha deciso male qui, o ha sbagliato lì. In un girone che, viste le nostre potenzialità e il livello generale, dovevamo affrontare con più convinzione il rammarico è sempre lo stesso:  potevamo dare di più, avevamo tutti i mezzi per farlo! Immobile e Cerci che in due hanno realizzato 35 goal, con la squadra di Club, insieme, il campo non l’hanno quasi mai visto. La retroguardia bianconera, la meno battuta del Campionato, solo nell’ultimo match è stata schierata in blocco. Si è sempre detto che per decidere gli undici titolari, o giù di lì, Prandelli prende(va) in esame l’intera stagione, allora mi chiedo: l’ex-CT azzurro, la stagione 2013/2014, l’ha seguita? Purtroppo si è sempre alle solite: anche gli allenatori, selezionatori in questo caso, sono esseri umani e possono sbagliare, soprattutto se si ostinano contro tutto e tutti, anche contro l’evidenza a difendere le proprie convinzioni e le proprie idee. In definitiva, da Lippi (2010) a Prandelli (2014), come John Carpenter insegna: “Più le cose cambiano, più restano le stesse”.

 

 

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