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Kobe Bryant, l'eredità del Black Mamba

Chiunque decida nella propria vita di essere un'atleta e di provare ad eccellere in uno sport, qualunque esso sia, non può non prendere come riferimento chi, attraverso il lavoro e la dedizione, è riuscito a costruire una carriera tale che gli ha permesso di diventare uno dei giocatori più forti della storia della pallacanestro e di diventare, al tempo stesso, un simbolo ed un punto di riferimento per tutti gli sportivi di oggi e di domani.

Kobe Bryant non è stato un semplice atleta della NBA, ma un uomo capace di lasciare un segno indelebile nella storia, e non solo per le sue incredibili doti balistiche.

Già alla tenera età di 3 anni il figlio di Joe incomincia ad innamorarsi della palla a spicchi, quando suo zio Chubby gli regala un canestro che sin da subito diverrà il gioco preferito di Kobe.

L’ infanzia Bryant la trascorrerà in Italia, visto che suo padre, negli ultimi anni della sua carriera, scelse di venire a giocare nel nostro paese, ed è qui che Kobe inizia realmente a compiere i suoi primi passi verso il mondo della pallacanestro, in una Italia che darà tanto al futuro Black Mamba, sotto diversi punti di vista, cosa che Kobe non mancherà di sottolineare in alcune interviste.

Il grande salto in avanti lo compie nel 1996 quando, dopo aver giocato per un paio di anni al liceo della Lower Merion High School, decide di non andare al college ma di sbarcare direttamente in Nba, cosa allora insolita ma che ad uno come Kobe non spaventava affatto. Viene scelto come numero 13 dai Charlotte, ma Bryant non gradisce affatto questa destinazione perché nella sua mente ci sono solo i colori gialloviola, quelli dei Los Angeles Lakers, i quali riescono a prendere Kobe cedendo Vlade Divac

Nel 1996, di fatto, inizia il suo matrimonio con i Lakers, che durerà per ben venti anni, durante i quali Kobe, oltre a diventare la vera stella della squadra, riuscirà a conquistare 5 titoli Nba togliendosi la soddisfazione di infrangere tanti record, tra i quali:

  • Miglior realizzatore della storia dei Los Angeles Lakers;
  • Record di punti in una singola stagione (2832, stagione 2005-2006);
  • Unico giocatore della storia Nba a segnare almeno 600 punti nei playoff per tre anni consecutivi (2008, 2009 e 2010);
  • Record di punti in una singola partita (22 gennaio 2006 contro i Toronto Raptors, ben 81 punti, seconda prestazione NBA migliore della storia, dietro solo ai 100 di Wilt Chamberlain);
  • Unico giocatore della storia Nba ad aver realizzato 60 punti nella sua partita di addio (13 aprile 2016, contro Utah Jazz).

Inoltre, il Black Mamba, soprannome che si è dato lo stesso Kobe in un periodo molto difficile della sua vita, ha conquistato anche due ori olimpici con la nazionale americana, oltre a vincere, tra le altre cose, 2 MVP delle FINALS, 1 MVP della Regular Season e essere nominato per ben 11 volte nel quintetto ideale della NBA.

Quello che ci ha lasciato Kobe, però, scomparso tragicamente il 26 gennaio 2020 a causa di un incidente in elicottero, che costò la vita anche a sua figlia di 13 anni Gianna ed altre sette persone, va ben al di là dei numeri, dei record e delle vittorie.

Bryant, infatti, ci ha insegnato che quando si prova una passione forte verso uno Sport, bisogna praticarla, bisogna inseguirla, perseverarla, amarla, essere in qualche modo anche ossessionati dal desiderio di migliorare giorno dopo giorno e diventare la miglior versione di noi stessi.

Giocare sul dolore, così come ha fatto in svariate occasioni, tirare due tiri liberi nonostante la rottura del tendine d'Achille (12 aprile 2013, contro il Golden State Warriors, dopo un contatto con un avversario sente che qualcosa non va al piede sinistro ma nonostante ciò realizza i due liberi per poi abbandonare il campo), resistere, lavorare giorno dopo giorno, fare qualsiasi cosa, perché come scritto da Kobe durante la sua lettera di addio alla pallacanestro: “Ho fatto qualsiasi cosa per te, perché questo è ciò che fanno le persone quando qualcuno le fa sentire vive come hai fatto tu con me”

Oggi Kobe avrebbe compiuto 44 anni, e siamo sicuri che sarebbero state ancora tante, anche se fuori dal parquet, le cose che avrebbe potuto insegnarci ma una cosa è certa: la sua eredità, la “Mamba Mentality" non potrà essere dimenticata, perché il numero 8 e 24 dei Lakers è stato uno degli sportivi più influenti e forti dell'ultima generazione.

Buon compleanno Kobe, ovunque tu sia.

 

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