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Adios, bicampeao

Due sole squadre di club ha avuto nella sua carriera Gylmar dos Santos Neves, per tutti solo Gylmar, mitico portiere brasiliano degli Anni Sessanta, scomparso il 25 agosto scorso.

Nei Corinthians per un decennio, tra il 1951 e il 1961, e nel mitico Santos di Pelè, tra il 1962 e il 1969, anno del suo ritiro, ha difeso i pali vincendo coppe e campionati, ma è in campo internazionale che la sua carriera ha raggiunto il livello della leggenda.

Innanzitutto con la Nazionale: a difesa della porta della Seleçao, Gylmar sfatò il primo tabù della storia, facendo parte del gruppo voluto dal CT Vicente Feola che andò a conquistare il primo titolo mondiale per i verde oro, in Svezia nel 1958, riuscendo poi a bissarlo nel 1962, unico portiere a vincere due titoli mondiali. Accanto a queste vittorie ci furono, poi, quelle con il Santos, che portarono due Copa Libertadores e due Intercontinentali. Campione del Mondo in tutto. Dotato di un ottimo fisico e di un eccellente colpo d’occhio, difettoso nelle uscite aeree per sua stessa ammissione, egli riuscì a diventare un leader del calcio in un paese che considerava il portiere quasi un giocatore inutile, dove si diceva che “il portiere non è un giocatore di calcio”, soprattutto dopo l’errore (o presunto tale) di Moacir Barbosa nella gara decisiva del 1950, che provocò quella tragedia nazionale brasiliana nota come Maracanaço. Le sue capacità e le sue vittorie lo collocano di diritto tra i grandi interpreti del ruolo, al fianco di Ricardo Zamora, Lev Ivanovič Jašin, Gordon Banks, Dino Zoff.

 

 

 

Indelebile, nella memoria degli sportivi, resta l’immagine del 1958, appena finita la finale contro la Svezia, superata per cinque a due, che lo ritrae accogliere sulla sua spalla possente il pianto di un imberbe Pelè, ancora incredulo per l’impresa che avevano compiuto. Per uno strano scherzo del destino, ci lascia a poco più di un mese dalla scomparsa di un altro campione di quella squadra, Djalma Santos. Adiós, bi-campeão.

 

 

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