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Decima Real

La Coppa dei Campioni, o Champions League come è nella sua dizione attuale, rappresenta da sempre il massimo alloro con cui può fregiarsi una squadra di club europea, la finale un sogno per quelle squadre che vi arrivano.

Per la prima volta era in programma un derby tra due compagini della stessa città. Madrid è diventata il centro del mondo, il Real dall'ossessione decima e l'Atletico appena laureatosi campione della Liga, le due squadre a contendersi il titolo di Regina d'Europa. Il Real grandi firme ci arrivava con l'ossessione di conquistare il trofeo per la decima volta, per l'Atletico di Diego Simeone era già un sogno esserci: da studiare a fondo il fenomeno dei Colchoneros, una squadra a basso costo capace di issarsi al livello degli "dei". Una lezione per tutto il calcio, ormai santificato al "Dio Denaro", che indica che non è solo con i soldi che si possono raggiungere i successi, ma servono anche abnegazione, sacrificio e ingegno.

Una lezione che dovrebbe imparare soprattutto il nostro calcio malato, per tornare a quei livelli che una volta erano anche nostri. Il match, nello splendido "Estadio Da Luz" di Lisbona, la Catedral, è stato un contenitore di tutta la gamma di emozioni che lo sport, ed il calcio in particolare, è in grado di suscitare. Il più tecnico Real è stato presto imbrigliato dalla corsa asfissiante e dall'ordine difensivo dell'Atletico, che è anche passato in vantaggio con un colpo di testa di Diego Godín, che coglieva Iker Casillas a spasso per la sua area di rigore. Godín sembrava essere l'uomo della provvidenza per i Colchoneros, avendo già segnato la rete al Barcellona che era valsa lo scudetto. I Blancos a quel punto caricavano, ma gli spazi erano pochi, Cristiano Ronaldo, non al massimo della condizione, imbrigliato, Gareth Bale impreciso in più occasioni.

Il sogno dell'Atletico si fermava a due minuti dalla fine, quando al terzo dei cinque di recupero assegnati dall'arbitro (troppi visti dalla sponda biancorossa), Sergio Ramos trovava l'inzuccata giusta per superare Thibaut Courtois. È stato anche il momento in cui l'Atletico ha perso, perché si è capito che solo un miracolo poteva permettere agli sfiniti uomini di Simeone di resistere alla marea bianca montante. E così non è stato, perché nel secondo extra time Bale raddrizzava finalmente la mira, Marcelo trovava lo spiraglio giusto per la rete della sicurezza e Cristiano Ronaldo chiudeva con un rigore che serviva solo a farlo entrare per l'ennesima volta nel tabellino marcatori, infliggendo però all'Atletico un passivo troppo pesante per quanto visto in campo. Casillas con la Coppa al cielo appagava la voglia di Decima della Casa Blanca, festeggiava anche un pizzico d'Italia.

Carlo Ancelotti è stato il conducator di questa squadra, secondo allenatore nella storia a poter vantare tre successi, come l'inglese Bob Paisley. Un successo meritato per un uomo mite e capace come Mastro Carletto, una punta d'orgoglio per noi italiani, anche se ci aspettiamo una nostra squadra sul podio, un nostro capitano alzare la Coppa al cielo stellato, senza dover solo invidiare il trionfo del calcio iberico, completato dalla vittoria del Siviglia in Europa League.

 

 

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