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Road to Glory

Manca poco alla grande kermesse calcistica mondiale che vedrà di fronte le migliori nazionali e tra i migliori calciatori del mondo, pronti a lanciarsi alla rincorsa di sollevare la Coppa, il simbolo della vittoria.

Sarà il Brasile, terra di samba e pallone, di donne e carnevale, a fornire alla passione dei milioni di supporter le arene dove si svolgeranno le tenzoni. Tanti i campioni in campo, tanti anche gli assenti, per scelte tecniche, condizione insufficiente o infortuni dell'ultimo momento. Tante anche le polemiche, naturalmente: dalle protesta dei brasiliani per il presunto spreco di danaro in una nazione "povera", di cui un anticipo si è visto nella Confederations Cup, a quelle per l'esclusione di questo o quel giocatore, a quelle ancora per gli orari delle partite e delle condizioni climatiche, non uniformi nella grande nazione carioca.

Scendendo nel dettaglio tecnico, favorito d'obbligo il Brasile di Neymar e Felipão Scolari che, oltre al vantaggio dei campi di casa, avrà il propellente di dover far dimenticare il Maracanaço del 1950, che ancora e sempre popola gli incubi di ogni tifoso auriverde. Non una corazzata inaffondabile, però, con il reparto difensivo non impeccabile e il pericolo della "presunzione" sempre dietro l'angolo. Un passo indietro la Spagna campione di tutto in carica, e la solita Germania: la Roja vive un naturale appagamento dei suoi tanti campioni oltre ad una "stanchezza" nel tiqui taqua barcellonista di cui il buone Vicente del Bosque ha travasato dosi massicce nella sua nazionale; i tedeschi sono la solita macchina da guerra, più matura rispetto alla squadra giovane di quattro anni fa, ma che potrebbe palesare problemi in attacco, poggiando il reparto ancora sul vecchio Miroslav Klose e su Lukas Podolski, con evidenti problemi di ricambio. Agguerrito il gruppo delle outsider: dalla Francia, libera dalle paturnie di Raymond Domenech e zeppa di campioni, Paul Pogba su tutti; all'Olanda, che spera di riuscire a rompere il tabù con la vittoria dopo tre finali perse; all'Inghilterra, che è sempre animata dal suo malcelato complesso di superiorità, ma che proprio non riesce ad esprimersi al massimo in una competizione che ha snobbato all'inizio della sua storia; al Portogallo che sogna di santificare Cristiano Ronaldo con il massimo alloro calcistico; all'Argentina, che spera di fare lo stesso con il suo Lionel Messi. Folto anche il gruppo delle possibili sorprese: credenziali valide presentano il Belgio e la Colombia, con tanti eccellenti giocatori che abbiamo imparato ad apprezzare sui nostri campi ed in giro per l'Europa; siamo sempre in attesa dell'esplosione di un'africana, quelle presenti in Brasile vantano buone credenziali nel torneo, dal Camerun al Ghana, alla Costa d'Avorio, passando per la Nigeria, gruppi dal grande potenziale tecnico ma con l'atavico problema di diventare "squadre".

Gli attenti lettori avranno notato che manca, nelle categorie citate, la nostra Italia. Dove piazzare gli Azzurri, tra le favorite, le sorprese o le outsider? Come è ormai abitudine da quando CT è diventato Cesare Prandelli, la nostra nazionale si presenta alla vigilia di un torneo importante priva di certezze, sugli uomini e ancor di più sul gioco. Non ha sciolto i dubbi, anzi, l'ultima amichevole prima di partire contro il piccolo Lussemburgo: il buon Prandelli rimescola al solito le carte presentando un ibrido tattico che è sfociato quasi subito nella confusione, incapace nemmeno di contenere, a tratti, gli ordinati e volenterosi, ma nulla più, lussemburghesi, ma anche privo di iniziativa e continuità. Lascia perplessi proprio la mancanza di un coerente e certo discorso tattico, perché sugli uomini si può stare ancora valutando, ma è il gioco che non c'è. Non ci resta, allora, che affidarci alla cabala: perplessità simili le avevamo anche prima dell'Europeo e della Confederations Cup, gli esiti conclusivi sono stati più che soddisfacenti, speriamo che la malconcia strada che ci sta portando verso Rio diventi dorata lungo il suo percorso.

 

 

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