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Habemus CT

Dopo la fumata bianca che ci ha “regalato” Carlo Tavecchio quale presidente della Figc (evidentemente, questo ci meritiamo), è arrivata anche quella che ha portato alla nomina di Antonio Conte a Commissario Tecnico della Nazionale.

Bisogna fare subito una considerazione: alla luce di quello che ha detto il nostro campionato nelle ultime tre stagioni, la scelta dell’ex tecnico della Juventus era sicuramente la migliore, però ci vengono in mente anche altre valutazioni. La prima chiama subito in causa l’etica: essendo parte dell’ingaggio pagato dallo sponsor, in un paese che vive sul dubbio e sul mal pensiero non si può non riflettere su chi farà le convocazioni, se lo sponsor stesso di molti giocatori nel giro azzurro o se il tecnico. Maldicenze, appunto, ma siamo in Italia, paese dove si fa di tutto pur di screditare gli altri.

Queste, però, sono obiezioni superficiali, Conte dovrà renderne conto innanzitutto alla sua coscienza, per la verità sono altri i dubbi che ci instilla questa nomina. Tutti sappiamo l’abnegazione che chiede il tecnico pugliese ai suoi giocatori, qualità che è riuscito ad ottenere tra i bianconeri con un certosino lavoro di campo tutti i giorni: come potrà replicare la stessa idea di gioco in nazionale, avendo a disposizione i giocatori solo pochi giorni l’anno? Certo sarà agevolato dalla presenza del blocco juventino, ma certi automatismi sarà difficile ottenerli con poche ore di campo ogni tanto. Tralasciamo il problema della gestione di Mario Balotelli: Conte non è tipo incline a protagonismi, credo che il milanista abbia esaurito i bonus di pazienza di tutti, per cui o adesso si adegua o per lui le porte della nazionale inizieranno a chiudersi.

L’altro problema che si presenta a Conte è la difficoltà palesata con il club a livello internazionale, dove la Juventus, sotto la sua gestione, raramente ha brillato. Considerando che quello extra nazionale sarà ora il suo campo di battaglia, siamo curiosi di studiarne l’impatto, lì dove si è bruciato anche Cesare Prandelli, arrivato a guidare gli azzurri con uno scarso pedigree. Di sicuro non dovremmo vedere le approssimazioni e i raffazzonamenti visti con l’ex CT, Conte avrà di certo idee più chiare e un progetto (si spera) più valido. Potrebbe pagare la sua dichiarata “juventinità”: nel paese dalle mille identità, la nazionale rappresenta uno dei pochi momenti di reale unità, speriamo non salgano le contestazioni e non gli venga rinfacciata questa sua fedeltà alla “Vecchia Signora” nei momenti critici della sua gestione. Al netto di quanto sopra, due cose auguriamo a Conte: di non essere visto come l’ancora di salvataggio dei mali del nostro calcio, lui è e deve essere solo un ingranaggio che deve funzionare al meglio, ma il movimento è da altre parti che deve trovare la soluzione ai suoi mali; la seconda cosa, naturalmente, è quella di augurargli un buon lavoro e di riportare in alto i colori della nostra Nazionale. 

 

 

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