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Il campionato della rinascita?

Dal dopoguerra ad oggi, quello che va ad iniziare è il campionato di calcio n° 69 in Italia, ma i motivi per festeggiare sono davvero pochi.

Lo abbiamo già ripetuto, lo scriviamo per l’ennesima volta: il nostro calcio è in crisi, può trovare difficile smentita il fatto di essere scivolati all’indietro di almeno cinquant’anni dal punto di vista della valenza tecnica. Non possiamo non identificare l’attuale periodo con quello vissuto tra gli Anni Cinquanta e fine Sessanta, quando esprimemmo un calcio involuto, povero, all’epoca autarchico per scelta, figlio del “catenaccio”, senza alcun peso internazionale. C’erano delle cause precise, identificabili innanzitutto con la tragedia di Superga, quando nel rogo che distrusse l’aereo che trasportava il Grande Torino perirono i migliori giocatori italiani. A questo vuoto generazionale si associava la solita lotta di potere all’interno della Figc, con capi del calcio esautorati, scelte di Commissari Tecnici della Nazionale compiacenti a questo o quel direttore di giornale, con la confusione che regnava più totale. Al netto della tragedia del Torino, la stessa situazione che viviamo oggi.

L’attualità vede il nostro movimento calcistico vuoto di valori e di forza, condotto sull’orlo del baratro da dirigenti che conoscono solo il “colore dei soldi”, ma non quello delle maglie delle squadre che rappresentano, intrise di sudore, passione e storia, fattori che contano solo per i vilipesi appassionati. Per non dire dei teatri dove si svolgono gli spettacoli calcistici: roba da Terzo Mondo (con tutto il rispetto e con il sospetto che siano migliori anche lì), invivibili e infrequentabili. Ci sono, poi, i tanti giocatori stranieri dalla qualità medio bassa che finiscono per togliere spazio ai nostri giovani e ai nostri stessi giocatori: è da spiegare l’operazione che ha portato Ciro Immobile al Borussia Dortmund, quando poi la Juventus prende Alvaro Morata dalla Spagna, ma soprattutto perché il capocannoniere della scorsa stagione non sia riuscito a trovare acquirenti in Italia. Ultimo smacco, ad ulteriore conferma di questo catastrofico stato di cose, l’esclusione del Napoli, vessillifero di questa politica del guadagno ad opera del suo presidente, Aurelio de Laurentiis, dalla Champions League per mano dell’Athletic Bilbao, disastro che fa il paio con quello della Nazionale ai Mondiali brasiliani.

In  mezzo a questo “bollettino di guerra” prende il via il campionato, in questo contesto dobbiamo fare alcune considerazioni tecniche, nella speranza (ormai disillusa) che possa essere l’ennesimo campionato del rilancio. Ancora favorita la Juventus, soprattutto se arriverà Radamel Falcao, ma il cambio tecnico (Massimiliano Allegri per Antonio Conte, nel frattempo diventato CT della Nazionale) sembrerebbe avere accorciato le distanze tra bianconeri e Roma, anche se la squadra di Rudi Garcia potrebbe pagare qualche cambio (Mehdi Benatia) e l’onere della riconferma.

Detto dell’incerto Napoli di Rafa Benitez, si attendono miglioramenti dalle milanesi, con il Milan del debuttante Pippo Inzaghi rafforzato dall’acquisto all’ultimo momento di Fernando “El Niño” Torres, mentre l’Inter di Walter Mazzarri è attesa a fuochi pirotecnici ormai da troppo tempo promessi. Conferme ci aspettiamo dalla Fiorentina, che è riuscita a trattenere Guillermo Cuadrado e con Vincenzo Montella che spera di recuperare a tempo pieno Mario Gomez e Giuseppe Rossi; così come dalla Lazio, che pare essersi mossa meglio di tutte sul mercato con gli arrivi, tra gli altri, di Stefan De Vrij e Marco Parolo.

Tutte in lotta per obiettivi minimi le altre (salvezza tranquilla o piazzamento Uefa), con un occhio di riguardo al Cagliari, da cui ci attendiamo il solito calcio spumeggiante e irriverente di cui è capace Zdenek Zeman, nuovo nocchiero degli isolani. Non ci aspettiamo molto in generale, solo che tutte riescano ad offrire  un calcio migliore possibile, unico segnale positivo possibile che potrebbe indicare qualche sintomo di ripresa.

 

 

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