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Le visioni di Mazzarri

Cosa succede all’Inter? Dopo la scorsa stagione, che già di per sé sembrava più che disastrosa, affidata la squadra alla guida tecnica di Walter Mazzarri, nessuno si aspettava miracoli, ma certo nemmeno questi risultati da anonima compagine di centro classifica.

 

Sesta in graduatoria, fuori dalla zona Europa, distante ben diciotto punti dalla “schiacciasassi” Juventus, fuori dalla Coppa Italia già agli ottavi: sono questi i numeri poco lusinghieri che traghettano i nerazzurri al giro di boa della stagione. Indubbiamente ci sono strascichi della gestione Stramaccioni: tutti l’anno scorso hanno capito che lo spogliatoio dell’Inter era una sorta di democracia corinthiana capeggiata dal clan argentino e di cui il giovane tecnico romano era, in pratica, solo il portavoce. I risultati si sono visti, anzi non visti, e allora ecco la virata verso un allenatore di polso e navigato come il livornese, con i risultati iniziali che hanno fatto anche ben sperare in una stagione di rilancio. Il problema, a mio avviso, è diventato proprio la gestione dell’allenatore: non nella sua filosofia di gioco e di scelte, opinabile fin che si vuole ma da rispettare perché è il frutto del lavoro di una persona che fa proprio dell’abnegazione uno dei suoi cavalli di battaglia.

Il problema sorge nel momento in cui Mazzarri si presenta ai microfoni per commentare i risultati della sua squadra: a quel punto non si capisce se di fronte ci troviamo una persona distaccata dalla realtà, oppure uno che vuole prendere in giro la gente. Con il Napoli l’Inter prese un’imbarcata e ben quattro reti, esponendosi al contropiede avversario che fu, in quel caso micidiale, e non arginato preventivamente; con il Milan fu tutta una partita mediocre, solo il calo dei rossoneri permise la vittoria interista, peraltro ad opera della prodezza di un singolo (Palacio); con la Lazio tutto il match fu inguardabile, da entrambi i lati, almeno i laziali scelsero una certa tattica che portò i suoi frutti. Allora, invece di fare un’analisi lucida dei limiti che, impietoso, il campo ha mostrato a tutti, il Nostro ci propina di rigori ed espulsioni a favore mancanti, di arbitri che fischiano contro, di un dominio sull’avversario che, a quel punto, viene da pensare sia stato solo nella sua testa, portando avanti quella tattica da “lamento continuo” affinata e spalleggiata nell’epoca napoletana. Quello che manca a Mazzarri è il coraggio di osare, di cambiare, quello stesso coraggio che ebbe Antonio Conte quando raccolse una Juventus quasi sbriciolata facendone la corazzata attuale. Scendere in campo, al di là dei limiti di organico, con un atteggiamento sempre prudente e poche volte aggressivo resta il vero problema di questa squadra, in cui si sta facendo assordante anche il silenzio del patron Erik Thohir. Qui, però, mi sembra di vedere un preciso disegno di rinnovamento totale ma con la precisa volontà di farlo partire nella prossima stagione, ritenendo ormai questa compromessa. E non sarei così sicuro che il nuovo presidente punti su Mazzarri per avviare la ricostruzione della nuova Inter.

 

 

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