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Juve-Real, sfida...Galactica

Comincia da molto lontana la storia delle sfide tra Juventus e Real Madrid, da quegli Anni Sessanta che avevano visto il nuovo rinascimento dell’Europa e del Mondo dopo le brutture di due guerre mondiali.

Il tacere delle armi aveva finalmente messo le basi per creare anche nel vecchio continente quelle manifestazioni che ne mettessero a confronto le varie scuole calcistiche. Nacque l’Uefa (1954), al giornalista Gabriel Hanot, factotum del calcio come era ancora facile in incontrare in quegli anni pioneristici venne l'idea di una competizione per club, il giornale che dirigeva, L’Equipe, se ne fece promotore, l'Uefa se ne appropriò con qualche reticenza. Fu subito successo, perché la voglia di pallone era tanta, fu subito leggenda con una squadra che ne divenne immediatamente regina: il Real Madrid, da subito collezionista di coppe, con il Chamartìn non ancora intitolato al presidentissimo Santiago Bernabeu, fortezza quasi inespugnabile con il suo temibile miedo escénico.

 

Rapido era stato il passaggio della squadra madridista da regina a tiranna, nessuno riusciva a scalfirne l’invincibilità, le vittorie si succedevano a vittorie, imbattibili erano i campioni che ne componevano la rosa, mirabilmente assemblati proprio da Bernabeu, Galácticos ante litteram e forse più di questi attuali. Alfredo Di Stéfano, Héctor Rial, Francisco Gento, Ferenc Puskas, Raymond Kopa, José Santamaria alcuni dei nomi più importanti collezionati da Bernabeu per il suo Real, nomi che avrebbero regalato sei Coppe dei Campioni e otto finali alla Casa Blanca nel breve volgere di undici anni,di cui le prime cinque consecutive, record inarrivabile.

 

Gli incroci con la Juventus iniziarono nel 1962, furono subito scintille, fu subito storia. Saeta Rubia Di Stefano decise la prima battaglia (in senso quasi letterale) di Torino, El Cabezon Omar Sivori si vendicò del duro trattamento di Enrique Perez Diaz Pachin dell’andata, siglando la rete che violava il Chamartin, già diventato Bernabeu, per la prima volta. Le regole del tempo prevedevano lo spareggio, Parigi e il suo Parc des Princes la sede designata per il regolamento di conti finale, la forza dei madridisti, un velato esercizio di potere, la fortuna che permise loro di giocare praticamente contro nove avversari, visti gli infortuni bianconeri di Charles e Stacchini, con le regole dell’epoca che non prevedevano potessero essere sostituiti, segnarono l’esito finale che vide prevalere gli spagnoli per tre a uno.

 

Seguiranno anni in cui le strade dei due club non si incroceranno, i madridisti vinceranno ancora, i bianco neri inizieranno a provare i dolori che da sempre caratterizzano la sua storia in questa coppa, agognata quanto maledetta. Bisogna attendere il 1986 per vedere di nuovo le due squadre fronteggiarsi, prevarranno i Blancos con difficoltà nonostante il loro attacco atomico (Emilio Butragueño, Jorge Valdano, Hugo Sanchez), con la gara di andata risolta dal Buitre e quella di ritorno dal Bell’Antonio Cabrini, prima della sentenza dei rigori. Ancora dieci anni e si intensificheranno, con alterne fortune, gli scontri tra queste regine di Spagna e d’Italia, con l’incontro fatale all’ultimo atto di quella che nel 1998 diventò Champions League, quando ad Amsterdam, un gol di Mijatovic indirizzò una brutta finale, confermando la delusione bianco nera e dando alla Casa Blanca il settimo trofeo della sua gloriosa storia, trentadue anni dopo l’ultimo successo.

 

L’ultimo incrocio importante nel 2003, a livello di semifinali, prima di andare al “teatro dei Sogni”, all’Old Trafford di Manchester, dove ad attendere i vincitori ci sarebbe stato il Milan per giocarsi quella “Coppa dalle Grandi Orecchie”. L’andata a Madrid è una sofferenza, l’ispirato ex Zinedine Zidane e la concretezza di Ronaldo confezionano il vantaggio, gli uomini di Lippi resistono e trovano il gol della speranza con David Trezeguet, prima che Roberto Carlos regali una vittoria meno indolore agli spagnoli. Il ritorno è un trionfo in bianco e nero cadenzato dal vantaggio ancora di Trezeguet, dal raddoppio di Alex Del Piero, dal rigore parato da Gigi Buffon a Luis Figo e dal definitivo tris di Pavel Nedved, poi assente per squalifica in finale, risultato ammorbidito dal gol di Zidane che accorcia le distanze. In finale saranno ancora lacrime juventine, prevarrà ai tiri di rigore il Milan di Carlo Ancelotti, altro ex, spietato padre di quest’altro dispiacere, con l’ultimo trasformato da Andrij Ševčenko, che manderà in oblio i sogni juventini, fino ad ora. Ora la Juventus si ritrova di fronte, al penultimo atto della Champions League, ancora i Galacticos, ultimo ostacolo verso una finale insperata, allenati dallo stesso Ancelotti, i bianco neri saranno chiamati a riscrivere la Storia contro l’avversario più nobile.

 

 

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