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Guardiola-Barcellona: passioni contro

Capita molto spesso, nella vita di tutti i giorni, di trovarci di fronte al nostro passato, qualcosa che abbiamo fatto o vissuto, sia in maniera positiva, sia negativa.

Persone incontrate o eventi vissuti che ci riportano indietro nel tempo: il più delle volte si tratta di momenti positivi che ci provocano nostalgia, perché nel tempo che li abbiamo vissuti, ci hanno fatto stare bene, come con i grandi amori. Questo è ancora più vero e tangibile quando parliamo di sport, soprattutto sport di squadra, di calcio. Ritrovare vecchi ambienti, dirigenti, tifosi o compagni di squadra che magari hanno contribuito a fare diventare grande quel tale giocatore, provoca sempre delle emozioni contrastanti in chi le vive.

 

Sappiamo, poi, il pathos che è capace di suscitare lo sport della pedata, sappiamo anche che non è una scienza esatta, ma spesso vive di leggi ineluttabili: una di queste è il classico gol dell'ex. Queste semifinali di Champions League ci regalano qualche situazione emblematica, Carlo Ancelotti con il suo lontano e poco fortunato passato juventino, Álvaro Morata contro il Real Madrid che lo ha lanciato, ma niente è paragonabile al tumulto di emozioni che travolgerà, e forse stravolgerà, Pep Guardiola che con il Bayern Monaco sarà opposto al suo Barcellona. E quanta verità possiamo leggere in quel "suo".

 

È quasi inutile rimarcare cosa sia il club catalano per Pep: qui è cresciuto, ha vissuto, qui ha contribuito a veicolare i blaugrana nella leggenda. Il tiki taka con cui Messi e compagni hanno fatto incetta di trofei è diventato il suo marchio di fabbrica, una vera rivoluzione calcistica dopo quella portata dal calcio olandese, di cui è una evoluzione. Quella di Guardiola è stata soprattutto una rivoluzione culturale, una vera filosofia di gioco e di vita. Una filosofo, appunto, in questo può essere identificato il nostro. Dopo quattro anni intensi e ricchi di vittorie, che hanno portato il Barcellona a primeggiare in Spagna, in Europa e nel mondo, riuscendo ad esportare quel modello anche nella nazionale iberica, facendola diventare vincente là dove al massimo era considerata sempre come outsider, Guardiola ha abbandonato la sua creatura.

 

Il suo addio lo ha fatto diventare l'oggetto del desiderio dei migliori club europei, dopo un anno sabbatico la sua scelta è caduta sul Bayern Monaco, e non è stata una scelta qualunque, in linea con il suo personaggio mai banale. I bavaresi erano reduci da un trionfale triplete, raccogliere l'eredità di Jupp Heynckes avrebbe fatto tremare le vene a chiunque, ma non a Guardiola. Molti erano scettici sulle possibilità del catalano, la sua vittoria è stata quella di riuscire ad esportare la sua filosofia anche in club appena diventato campione di tutto, facendolo continuare a vincere.

 

La capacità di Guardiola è stata di impiantare la sua idea di gioco in un mondo calcistico diverso, meno legato all'estetica baroccheggiante iberica, adattato all'estrema praticità teutonica, sposando il suo calcio tecnico al cinismo e alla terrificante potenza tedesca. Ora tutto questo è messo di fronte al suo Barcellona. Non sarà facile, per Pep, giocare e provare a vincere contro la sua squadra, il suo tumulto interno sarà grande, inatteso, nuovo, diverso da quello che può provare qualsiasi ex che affronta la sua ex squadra, perché qui abbiamo una particolarità: siamo sicuri che Guardiola non affronterà il Barcellona da ex, perché egli mai sarà un ex qualcosa per il club catalano. Egli è, e sarà sempre, blaugrana, fin nel profondo della sua anima. Per due notti sarà un avversario, avrà il suo cuore contro, giocherà per vincere, come impone la sua estrema professionalità. Alla fine, potrà vivere due emozioni insieme, caso forse, unico, potrà vincere o perdere con il Bayern, ma avrà vinto o perso con il suo Barcellona.

 

 

 

 

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