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Gioia a metà

Lo avevamo agognato e sperato, ora i sogni sono diventati certezze a metà: il vessillo tricolore torna a sventolare in Europa, il calcio italiano si riscatta dall'oblio, ritorna protagonista, anche se solo nella finale più importante.

Era dal 2010 che una rappresentante del Bel Paese calcistico non arrivava all'ultimo atto della Champions League, all'epoca fu l'Inter poi trionfatrice sul Bayern Monaco, addirittura potevamo essere debuttanti assoluti in Europa League, in questa sua nuova versione, dopo aver dominato per anni nella vecchia Coppa Uefa, ma il campo ha deciso diversamente.

 

È la Juventus a sfatare quello che stava diventando un tabù: i bianconeri conquistano la finale superando nel doppio confronto il Real Madrid, "padrone" per antonomasia di questa coppa e campione uscente, il tabù continua in Europa League, dove i partenopei non riescono a sbarazzarsi degli ucraini del Dnipro, e la Fiorentina si arrende disarmata alla forza del Siviglia.

 

L'impresa dei bianconeri era nell'aria, dopo la buona vittoria di Torino, anche se si temeva la dirompente forza d'urto che sono capaci di sprigionare Cristiano Ronaldo e compagni nel catino del "Bernabeu". L'esperienza degli juventini, però, ha permesso loro di non intimorirsi, tenere testa agli avversari anche dopo il vantaggio di rigore di Ronaldo, fino a raggiungere il meritato, e sufficiente, pareggio, con Morata, ex Blanco con il dente molto avvelenato. La Juventus in finale è la ripresa di un discorso che, almeno in questa coppa, rispetta una sua tradizione, essendo la dodicesima finalista nei ventitre anni in cui la vecchia Coppa dei Campioni ha lasciato spazio alla nuova formula.

 

Continua invece il trend negativo nell'altra coppa, una volta terra di conquista, ma che mai ci ha visto protagonisti, e vincenti, da quando anch'essa ha cambiato formula. Questione di mentalità e di obiettivi sbagliati, questa stagione ha dimostrato che invece è una competizione da non sottovalutare, e tutte le italiane si sono comportate più o meno bene. Tranne, forse, la solita pazza Inter e una Roma arrivata in difficoltà, molto ha fatto, ed è  stato sfortunato, il Torino, al penultimo passo sono arrivate Fiorentina e Napoli. La Viola si è dovuta arrendere alla forza del Siviglia, cui basta meno di mezzora per imporre la sua legge anche a Firenze, per far passare da disperate a impossibili le possibilità di qualificazione alla finale della Viola. I colpi di Bacca e Carrizo marchiano a fuoco anche la semifinale di ritorno, resta solo l'orgoglio ai ragazzi di Montella per salutare a testa alta la penultima tappa dell'Europa League, pagando tanta imprecisione offensiva e un'esperienza ancora da costruire.

 

Male hanno fatto i partenopei: sfortunati all'andata per il gol del pareggio in fuorigioco del Dnipro, nel ritorno gli azzurri non hanno saputo imporre il loro ritmo sotto la pioggia incessante di Kiev, apparsi a tratti anche troppo leziosi, e comunque non con la determinazione necessaria per superare avversari alla portata. Alla fine si arrendono alla rete di Seleznyov, giustiziere dei sogni azzurri come all'andata, chiudendo in faccia alla squadra di Benitez la porta per la finale di Varsavia, che sarà  un affare tra loro e il Siviglia. Il bilancio finale è,  perciò,  in chiaroscuro, nella finale più importante l'impresa sarà contro il Barcellona giustiziere del "suo" Guardiola e del Bayern, impresa difficile ma non impossibile; l'Europa League ancora si nega, ma la strada è quella giusta per farla ritornare ad essere "Italian League".

 

 

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