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Trionfo totale

Poteva diventare una piccola ossessione, e forse lo era già, la mancanza della Decima Coppa Italia nella bacheca della Juventus, non come la Décima Coppa Campioni per il Real Madrid, ossessione vera dei Blàncos, un trofeo ben più importante, risolta giusto un anno fa.

Era dal 1995 che i bianconeri non conquistavano questo alloro, era la Juventus di Marcello Lippi, altrettanto forte come questa, che pure centrò l'accoppiata scudetto - coppa. Non è stato semplice, per la squadra di Max Allegri, avere ragione dei suoi avversari, una Lazio che ha dimostrato con i fatti del campo di meritare di stare ai vertici del calcio nazionale. I bianco celesti si sono rivelati un avversario formidabile, per una sera all’altezza dei neo campioni d’Italia, a dimostrazione che le gare uniche, le finali che assegnano i titoli, sono gare fuori contesto, in cui le possibilità di vittoria o sconfitta sono rette da esili fili, che possono spezzarsi per qualsiasi refolo di vento a favore dell'uno o dell'altro.

 

La squadra di Stefano Pioli ha giocato più che alla pari, è passata subito in vantaggio con un colpo di testa di Stefan Radu, presto raggiunta dal pareggio in acrobazia di Giorgio Chiellini, poi è stato solo equilibrio, fino ai tempi supplementari. Qui, come spesso accade, è stata la Dea Bendata ad indirizzare gli episodi a favore dei bianconeri: prima, quando una prodezza balistica portava un pallone calciato a sorpresa da Filip Djordjevic a superare Marco Storari, ma ad infrangersi sul palo, caracollare lentamente lungo la linea e colpire anche l'altro, strozzando nelle gole dei laziali l'urlo di gioia, trasformandolo in un grido di disperazione; dopo, quando Alessandro Matri trasformava in gol una palla vagante in area, indirizzando definitivamente il match.

 

Il fischio finale dell'ottimo Daniele Orsato dava inizio alla festa bianco nera, l'ennesima di queste stagioni trionfali (e fortunate), al termine di una partita degna, leale, in cui ha trionfato soprattutto lo sport del calcio, con le sue gioie e i suoi dolori. Encomiabili i protagonisti in campo, a volte duri ma corretti, mai sopra le righe, eccezionale il pubblico sugli spalti che, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per una sera ha fatto dimenticare le brutture delle ultime ore e quelle, tragiche, di un anno fa, un pubblico corretto che ha incitato i propri beniamini dall'inizio alla fine, unendosi negli applausi finali per i vinti e i vincitori, con lo spettacolo, raro alle nostre latitudini, dei bianconeri a fare da ala ai mesti laziali che salivano al podio. Sarà comunque breve la meritata festa per Carlitos Tevez e compagni, un ultimo atto, forse il più importante, li attende fra qualche giorno, la finale di Champions League contro il temibile Barcellona.

 

Proprio questa finale di Coppa Italia, però, insegna come in una partita unica diventa difficile fare pronostici, anche se le forze in campo sembrano impari, questo deve portare via la Juventus da questa partita, oltre alla Coppa. Sono trascorsi quasi vent'anni anche dall'ultimo trionfo juventino nella massima competizione continentale per club: c'è un ultimo tabù da sfatare.

 

 

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