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La partita che divide

Perché è sempre particolarmente importante una partita di calcio tra Napoli e Juventus, essendo una sfida che raramente ha visto il massimo obiettivo in palio? Quali significati nascosti cela la rivalità così marcata tra i due popoli – tifoserie che le due squadre rappresentano?

Forse una delle risposte può essere trovata nella logistica stessa della sfida, quell’attraversare tutta la penisola in un senso o nell’altro, trascinandosi dietro tutte le identità e contraddizioni che tale viaggio propone.

Un viaggio non di unità ma di divisione, quasi una ”battaglia” etnica tra il Nord e il Sud della penisola, in uno sport, il calcio, che vede questa unità e identità realizzata solo quando in campo ci sono i colori della nazionale (e non sempre anche in questo caso), e che fa, invece, di queste differenze, il sale del suo successo.

Una disomogeneità che l’Unità raggiunta nel 1861 ha finito per acuire, come rilevabile nelle parole dello storico Giustino Fortunato che affermava: “Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio. C'è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl'intimi legami che corrono tra il benessere e l'anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale”.

Diversità che in epoca moderna hanno trovato il loro motivo di rivalsa nel campo calcistico, proprio in questa sfida tra Juventus e Napoli, che regge la propria rivalità su tutto il retaggio precedentemente accennato, oltre che sulla semplice sfida sportiva. In campo i colori bianconeri dei piemontesi hanno prevalso spesso, su sessantanove confronti solo sette volte hanno trionfato gli azzurri, la prima volta già nel 1930, precisamente il 23 novembre, quando i gol di Buscaglia e Vojak I resero inutile il gol di Cesarini.

Memorabile resta l’ultima vittoria dei partenopei, il 31 ottobre del 2009, quando la squadra allenata da Mazzarri, con una doppietta di Hamsyk e una rete di Datolo annullò il doppio vantaggio iniziale di Trezeguet e Giovinco, in una edizione bianconera allenata dal napoletanissimo Ciro Ferrara.

La più importante si disputò sicuramente il 9 novembre del 1986, quando il Napoli di Maradona espugnò il Comunale ancora in rimonta dopo il vantaggio juventino di Laudrup, grazie a tre gol di Ferrario, Giordano e Volpecina, dando una grossa delusione alla squadra guidata in campo da Platini, ma soprattutto dando il via alla lunga rincorsa che avrebbe portato gli azzurri del Pibe de Oro fino al primo scudetto nella storia del Napoli.

Al di là dei meri risultati, e oltre il degenerato becerume che solitamente questa partita innesca nella battaglia verbale degli spalti, dove impera la maleducazione e l’ignoranza, resta una sentita rivalità sportiva che, come non è capitato spesso, quest’anno avrà anche il piccante di avere uno scudetto in palio e che speriamo possa designare una migliore senza polemiche. 

 

 

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