slogan

Italian Bulgarian English French German Macedonian Maltese Romanian Russian Spanish

Gigi Riva da Cagliari

Il Destino apre porte imprevedibili sui percorsi della vita umana, spiana strade nel momento stesso in cui si cammina. Il più delle volte sono sentieri che sembrano senza sbocco, che si imboccano inconsapevolmente e che poi, invece, finiscono per essere le strade maestre della vita stessa. Può essere il caso di Gigi Riva da Leggiuno.

Tutti ne conoscono le gesta, mirabolanti, di calciatore, quando un sinistro al fulmicotone e caterve di gol lo fecero diventare "Rombo di Tuono", come inventato da quel gran dispensatore di parole che fu Gianni Brera. Nato in una famiglia povera del piccolo comune lombardo, conobbe anni difficili che passò tra fughe e rientri in oratorio,  iniziando a giocare a calcio e arrivando al Legnano in Serie C. Nella stagione 1963/64 si materializza quel sentiero che poi diverrà la strada della sua vita: lo nota e lo ingaggia il Cagliari in Serie B. Ci può essere un accoppiamento più strano di un lombardo trapiantato nella chiusa Sardegna? Il feeling è immediato, subito Riva inizia ad inanellare record: artefice della promozione per la prima volta in A del Cagliari,  primo giocatore di una squadra sarda ad esordire in Nazionale, alla corte di Mondino Fabbri, che però non lo inserì tra i ventidue del mondiale inglese che avrebbero conosciuto la Corea, partecipandovi comunque come "aggregato".

L'avventura in Nazionale prosegue fino all'alloro Europeo del 1968, al mitico mondiale messicano del 1970, al record, tuttora in essere,  di reti con la maglia azzurra (trentacinque), ma il vero capolavoro della sua vita calcistica lo compie con la maglia dei sardi. Resistendo alle lusinghe dei grandi squadroni metropolitani, che a più riprese lo tentano ma sempre ottengono un rifiuto senza tentennamenti, diventa l'artefice del primo, e unico, scudetto sull'isola, sotto la sapiente guida di Manlio Scopigno, "il filosofo". Il suo carattere spigoloso e umbratile lo ha fatto spesso definire "bomber triste", in realtà la sua indole ha creato una simbiosi perfetta con l'isola, rispecchiando il carattere di chi lo aveva adottato.

Non che la sua vita sia stata sempre lustrini e trionfi: quanto il Destino dà in termini di gloria, spesso richiede lo stesso in dolore, quasi un patto demoniaco con il suo tributo di sangue. Due gravi infortuni sembrano troncargli la carriera, sempre ha saputo rialzarsi, con grande forza morale, ritornando attaccante devastante a suon di reti. Si arrese solo nel 1976, quando un grave strappo muscolare lo costrinse, trentunenne, ad abbandonare la carriera agonistica. In seguito, ha avuto belle soddisfazioni come dirigente della nazionale, suo secondo amore, ma è sempre sull'isola che ha trovato la sua completezza. Un'isola che oggi festeggia i settant'anni del suo figlio prediletto.

 

 

 

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA