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Il mondo sotto attacco

È trascorso meno di un anno, e il terrore bussa di nuovo alla porta della Ville Lumiere.

Stavamo seguendo le evoluzioni dei calciatori impegnati con le nazionali, quando il tam tam mediatico ha iniziato a diffondere il suo lugubre messaggio: Parigi sotto attacco! Immediato il pensiero è corso all’11 settembre del 2001, impressa ci è rimasta nella memoria quell’altra tragica scritta che accompagnava i servizi sull’argomento: U. S. under attack! Simili le pianificate strategie, identico l’obiettivo: instillare terrore. Ancora una volta teatro è Parigi, a meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, anche qui grande pianificazione, obiettivo forse diverso, volendo colpire specificamente quei giornalisti e quel giornale che si erano, nel loro pensiero, spinti troppo oltre con l’ironia.

Nel caso dei simultanei attentati, sei o forse sette, di Parigi, si può scorgere un altro obiettivo, ancor più agghiacciante perché colpisce principalmente coloro che seguono lo sport, quanti pensano di passare qualche ora di svago a teatro. Cioè, il momento esatto in cui un essere umano è inerme, tranquillo, concentrato su altri avvenimenti, il momento esatto in cui si può amplificare la paura, trasformandola in terrore puro soprattutto in chiave futura.

Non è un caso che scenari siano soprattutto il teatro “Bataclan” e lo zona di Saint Denis, dove sorge lo “Stade de France”: sono i posti dove si assembrano le persone, dove al teatro c’era qualche centinaio di persone per assistere allo spettacolo, molte migliaia allo stadio per l’amichevole di lusso tra Francia e Germania. Forse si scoprirà che è stato solo un fortuito caso se tra quelle migliaia di tifosi festanti non sia successo sostanzialmente nulla, altrettanta fortuna non possono accampare gli spettatori del teatro: in un’atroce scenario da Grand Guignol, i terroristi hanno massacrato uno a uno gli inermi, e innocenti, spettatori. Facile l’accostamento iniziale all’attacco alle Twin Towers, o anche alla metropolitana di Londra, a me pare che stiano alzando il tiro, che la loro voglia di sangue stia aumentando sempre più: un teatro è un luogo chiuso, sostanzialmente anche uno stadio con le tante migliaia di persone, a noi torna in mente anche la scuola di Beslan in Ossezia, oppure l’attentato alla maratona di Boston del 2013.

Matrici diverse, forse, ma pietre miliari del terrore, e luoghi dai tanti assembramenti di persone, luoghi in cui si può pensare di agire in nome di un Allah che sicuramente mai approverebbe tutto questo, perché tutto questo non può essere un messaggio religioso, ma solo della follia dell’uomo che si nasconde dietro essi. 

 

 

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