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Un Anno di Sport

Il 2015 che se ne va, con pochi rimpianti se non quello di un altro anno della nostra vita trascorso, ci conferma ancor di più, nello sport, l'esistenza di due mondi, paralleli eppur convergenti.

Per i fatti vissuti non può che essere questa la visione: un mondo gestionale, in cui prevale la politica sportiva, ed uno performante, in cui è l'atto sportivo a prevalere. L'uno e l'altro sono chiaramente interdipendenti, con il primo che tiene avvinghiato il secondo con un morso vampiresco per succhiarne la linfa vitale, ma con il secondo che non può fare a meno di questa forzata convivenza, pena la sua sparizione.

 

Quanto sia lontano il primo mondo dai principi dello sport lo abbiamo potuto constatare proprio in questo anno che sta finendo: scandali su scandali si sono accumulati, coinvolgendo le discipline sportive più popolari. Su tutte basta citare lo sconvolgimento che ha vissuto, e vive, il vertice euromondiale del calcio, con Blatter e i vertici Fifa in pratica azzerati per un fiume di tangenti di cui molti sapevano ma tanti tacevano, il triste coinvolgimento di un vecchio mito delle nostre domeniche calcistiche, quel Michel Platini ormai ex presidente dell'Uefa.

 

Ma anche fantasmi del passato che sono tornati a visitarci, con il doping di stato nell'atletica che sembrava ormai dover essere protagonista solo di spy story o di vecchi film con le tristemente note vicende dell'ex Germania Est e che invece si è trovato di nuovo di attualità con il "superomismo strisciante" da affermare anche e soprattutto nello sport da parte della Russia dello "zar" Putin. Questa commistione dello sport con la vita reale ci ha drammaticamente coinvolti, infine, con gli attentati di Francia di novembre in cui, forse per la prima volta il terrorismo cieco ha mostrato proprio lo sport come uno dei suoi più probabili obiettivi dell'immediato futuro.

 

Una serie di eventi, come si può leggere, che rischia di mettere in secondo piano il mondo che, alla fine maggiormente ci interessa, quello delle prestazioni sportive, da ovunque esse vengano, dai campi come dai parquet, dalle pedane come dalle piste. Un mondo in cui non ci si può non esaltare per la bellezza di gioco, nel calcio, del Barcellona campione d'Europa e del Mondo, dei suoi campioni, Messi, Neymar e Suarez, ma anche dei suoi antagonisti, Cristiano Ronaldo e il Real Madrid in Spagna, la Juventus in Europa. Ci hanno provato, i bianconeri, dopo aver dominato ancora una volta nei patri confini, hanno anche giocato alla pari, ma bisogna rendere onore ad avversari troppo forti in questo momento.

 

Come bisogna rendere onore ai campioni del tennis, il forte Novak Djokovic e l'inossidabile Roger Federer, le nostre Vinci ed Errani, che ci hanno regalato l'emozione di una finale tutta italiana agli US Open. Oppure osannare un altro campione eterno come Valentino Rossi, capace di combattere fino alla fine per il mondiale ed uscirne secondo, ma vincitore morale, compattando una volta tanto il tifo della Nazione dietro un solo uomo. O applaudire alle vittorie di Hamilton nella Formula Uno o di Contador al Giro d’Italia, sperando di applaudire in un futuro prossimo, vittorie italiane.

 

A noi piace ricordare anche le vittorie sconosciute, quelle ottenute dalle migliaia e milioni di praticanti che, protagonisti di un torneo da bar o su una pedana sconosciuta, potranno segnare questo 2015 che ci saluta come una data indelebile nella loro vita di sportivi. Resta questo l'antidoto migliore alle storture di cui abbiamo scritto all'inizio, sempre in attesa di quei Cavalieri Jedi capaci di difendere i valori dello sport dal lato Oscuro della Forza...

 

 

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