slogan

Italian Bulgarian English French German Macedonian Maltese Romanian Russian Spanish

Ricordo di un Maestro

Non è mai facile scrivere un ricordo di chi non c’è più, di chi nella quotidianità del suo lavoro era diventato ormai come un parente, pur non essendo un consanguineo.

Non è facile farlo in questo periodo, funestato da un virus che ci sta proiettando in una nuova realtà, ma che non ha preso lui, tradito da un cuore diventato improvvisamente ballerino. Non è facile farlo di un grande, uno che è stato un Maestro.

E un grande lo era Gianni Mura, giornalista e scrittore che ci ha lasciato proprio in queste ore, un grande della stessa pasta dei Giorgio Tosatti, dei Candido Cannavò, dei Gino Palumbo, dei Vladimiro Caminiti, dei Gianni Arpino, in ordine sparso, l’unico probabilmente, in mezzo a tanta maestria, a potersi sedere allo stesso livello del sommo Gianni Brera, stella cometa di tutti quelli che intraprendono e amano questo mestiere.

Come il Gioanbrerafucarlo, Mura non fu un semplice giornalista sportivo, ma un cantore dello sport, un aedo secco, diretto, senza fronzoli, essenziale nelle sue descrizioni, uno che a differenza dell’altro Gianni era meno tecnico e più interessato al lato umano dello sport. Un giornalista che amava il dialogo con il suo pubblico, come dimostrano le molte rubriche che ha tenuto sulle varie testate dove ha lavorato, soprattutto a la Repubblica, dopo aver iniziato alla Gazzetta dello Sport, continuando per il Corriere dell’Informazione, Epoca e L’Occhio.

Nei suoi articoli si occupò di calcio, naturalmente, ma fu abile narratore dei Giochi Olimpici, anche se la sua maestria toccò vette importanti scrivendo del suo amato ciclismo, soprattutto del Tour de France, ambiente che conosceva bene e che fece da sfondo al suo primo romanzo. Quel ciclismo che, sport di fatica, si avvicinava a quell’epos che amava raccontare. Come l’altro Gianni, Brera, anche Mura alla passione per lo sport associò quella per l’enogastronomia, tenendo anche qui delle seguite rubriche giornalistiche.

Ora anch’egli ci ha lasciato, raggiungendo in cielo il suo sodale, sicuramente seduti ad una tavola imbandita, tra un aneddoto e l’altro, tra un bicchiere di rosso e l’altro, avranno modo, da par loro, di valutare anche l’attuale situazione, con la sagacia, l’ironia e l’acume che li ha sempre contraddistinti. Noi, da umili colleghi, ci limitiamo a salutare Mura così come ha sempre fatto lui, e Brera già prima di lui: che la terra ti sia lieve, Gianni.

 

 

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA